David Fincher, regista di film culto come Seven e Fight Club, si cimenta nella sua ultima opera nel racconto della storia di uno dei personaggi dei nostri tempi, David Zuckerberg, il padre del fenomeno Facebook, il colosso dei social network con oltre mezzo miliardo di iscritti (al momento).
Il film e' la biografia dell'ascesa di Zuckerberg, dalla creazione del primo Facemash (una raccolta "hackerata" delle immagini delle studentesse di Harvard) fino alla causa milionaria in cui viene accusato di aver copiato l'idea di Facebook da altri studenti. Il film procede con buon ritmo e tiene sempre viva l'attenzione dello spettatore, anche grazie alla buona colonna sonora, ma non offre spunti originali o invenzioni narrative, volendo prima di altro assolvere la funzione meramente biografica.
Non facendosi troppe aspettative pensando alla filmografia del regista, e' un film che comunque consiglio di vedere, anche a chi non e' interessato a Facebook o addirittura lo detesta. Da apprezzare sicuramente il tema della solitudine, Zuckerberg cerca di fuggire da essa sulla spinta delle proprie ambizioni, ma nella scena finale vediamo che ne e' ancora vittima. Se ci isoliamo dal protagonista e dalle sue vicende possiamo anche vedere altro pero', un intero mondo, quello universitario americano, che vive e pulsa cullando in se' sempre nuove idee. Da questo film abbiamo un'ulteriore conferma che il modello americano promuove gli studenti intraprendenti, esortandoli a raggiungere obiettivi pratici anche tramite l'interazione sociale con gli altri. Tra l'universita' ed il mondo lavorativo sembra non esserci quell'abisso che invece riscontriamo nel nostro paese.
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