sabato 26 febbraio 2011

Go slow!

Ci siamo quasi, lunedi' prossimo e' la Giornata Mondiale delle Lentezza. Chiunque puo' aderire festeggiandola, in gruppo o singolarmente, con le iniziative che crede migliori. L'obiettivo e' quello di adottare, almeno per un giorno, uno stile di vita felice e rilassato, lontano da quello tipico dell'epoca attuale, nevrotico e caratterizzato da ritmi frenetici. Ricordo che il fare tutto in fretta comporta parecchi danni a livello sociale, economico e ambientale. Inoltre evidentemente produce effetti negativi sulla salute dell'individuo nei casi di stress piu' o meno accentuato. Danni sociali perche' impoverisce le relazioni umane, rendendo sempre piu' difficili le conversazioni profonde, gli scambi affettivi. Economici e ambientali perche' il "tutto e subito" ha un costo, basta pensare all'uso frequente della macchina, per spostarsi nel corso di una giornata da un posto all'altro della citta', rincorrendo i vari impegni. Oppure riflettere sul cibo che consumiamo, alle confezioni pronte, agli imballaggi da aprire e buttare via. Oltre le numerose iniziative pubbliche che possono essere lette sul sito, come scrivevo sopra chiunque puo' organizzarsi a proprio piacimento, ritagliandosi un po' di tempo per le cose che normalmente vengono trascurate. Alcune idee semplici: camminare, cucinare qualcosa di particolare, leggere, stare insieme ad una persona cara. Qui sotto riporto i 14 "comandalenti" proposti dall'associazione L'arte del vivere con lentezza se possibile da seguire ogni giorno dell'anno!

1) Svegliarsi 5 minuti prima del solito per farsi la barba, truccarsi o far colazione senza fretta e con un pizzico di allegria. Consiglio che personalmente gia' ho fatto mio, considerata la mia lentezza "congenita". Diciamo che 5 minuti non sono abbastanza, forse 10 si'! Altra cosa da aggiungere, forse scontata, e' quella di non strafare, ad esempio abbinando doccia e barba in una stessa mattina.

2) Se siamo in coda nel traffico o alla cassa di un supermercato, evitiamo di arrabbiarci e usiamo questo tempo per programmare mentalmente la serata o per scambiare due chiacchiere con il vicino di carrello. Una persona che vive con lentezza dovrebbe essere in grado di stare senza fare niente. Ma e' naturale ovviamente voler impegnare la mente come distrazione. In coda in macchina c'e' l'autoradio che viene in soccorso, io la musica la ascolto quasi totalmente in macchina (lo stereo in casa e' sotto-occupato). Per chi vuole imparare o perfezionare l'inglese come alternativa si possono ascoltare dialoghi in lingua originale precedentemente scaricati da internet. In ogni caso, lo devo ammettere, il traffico continua ad essere la cosa che piu' mi innervosisce (come per molti accade, puo' tirare fuori il peggio di un individuo...).

3) Se entrate in un bar per un caffè:ricordatevi di salutare il barista, gustarvi il caffè e risalutare barista e cassiera al momento dell'uscita (questa regola vale per tutti i negozi, in ufficio e anche in ascensore). Abitudine non impegnativa e molto gratificante per se stessi e per gli altri. Molti non si salutano nemmeno fra condomini, tutta questa alienazione contrasta con l'atmosfera che vivevo da piccolo nel palazzo dove abitavo con i miei, li' tutti erano amici di tutti, le scale e gli spazi in comune erano punto di incontro piuttosto che semplici zone di passaggio.
     
4) Scrivere sms senza simboli o abbreviazioni, magari iniziando con caro o cara... E usando anche le comode faccine sorridenti senza le quali il senso del messaggio puo' essere travisato. Esorto inoltre vivamente a non scrivere sms mentre si e' in guida, comportamento assai pericoloso! Mai fare piu' cose contemporaneamente, vedere il "comandalento" successivo...

5) Quando è possibile, evitiamo di fare due cose contemporaneamente come telefonare e scrivere al computer...se no si rischia di diventare scortesi, imprecisi e approssimativi. Putroppo non e' sempre possibile osservare questo "comandalento". E' obbligatorio pero' quando il fare piu' cose insieme puo' provocare danni, vedi riempire la vasca in bagno con l'arrosto in forno, la prima rischiera' di strabordare, il secondo di bruciarsi!
  
6) Evitiamo di iscrivere noi o i nostri figli ad una scuola o una palestra dall'altra parte della città. Non ci sono problemi, a parte impegni lavorativi e svaghi del fine settimana non ho appuntamenti fissi da onerare. Lo so, non e' un vanto, la giusta misura sarebbe lavorare, divertirsi ma dedicare un po' di tempo anche all'attivita' fisica e/o socializzante.
 
7) Non riempire l'agenda della nostra giornata di appuntamenti, anche se piacevoli, impariamo a dire qualche no e ad avere dei momenti di vuoto. Come al punto precedente. L'assurdo e' che preferisco lavorare piu' del dovuto (e tornare a casa tardi) piuttosto che cercare impegni extra-ufficio.

8) Non correte per forza a fare la spesa, senz'altro la vostra dispensa vi consentirà di cucinare una buona cenetta dal primo al dolce. Cosa vera che a volte tendo ad ignorare. Anche quando il frigorifero e' vuoto c'e' sempre qualche sorpresa in dispensa. Se poi non e' molto pazienza, sara' un'occasione per mangiare meno una volta ogni tanto!

9) Anche se potrebbe costare un po' di più, ogni tanto concediamoci una visitina al negozio sottocasa, risparmieremo in tempo e saremo meno stressati. E forse faremo contento quel piccolo negozio di elettronica sotto casa che soffre la concorrenza delle grandi catene (che hanno grossa visibilita' pubblicitaria). Purtroppo, lo devo ammettere, quasi mai adotto questo consiglio (del resto sono abituato a macinare cosi' tanti km che non ci faccio piu' caso).

10) Facciamo una camminata, soli o in compagnia, invece di incolonnarci in auto per raggiungere la solita trattoria fuori porta. Ahime', sono troppo sedentario. Sotto i 30 anni lo ero di meno...

11) La sera leggete i giornali e non continuate a fare zapping davanti alla tv. Anche perche' chi non ha sky o non riceve tutti i canali del digitale terrestre non avra' mai a che fare con palinsesti interessanti, soprattutto in prima serata, per quanto si possa insistere tartassando il telecomando...

12) Evitate qualche viaggio nei week-end o durante i lunghi ponti, ma gustatevi la vostra città, qualunque essa sia. O le tante citta', paesi o borghi raggiungibili in poco tempo (per me e' facile dato che non abito in una metropoli). Viaggiare, anche se a breve raggio, rimane una delle mia passioni principali.
   
13) Se avete 15 giorni di ferie, dedicatene 10 alle vacanze e utilizzate i rimanenti come decompressione pre o post vacanza. Scoperta fatta da solo. E' fondamentale, e gli ultimi 5 giorni sono ancora piu' godibili dei primi 10 di vacanza "vera".

14) Smettiamo di continuare a ripetere:"non ho tempo". Il continuare a farlo non ci farà certo sembrare più importanti. E' la litania di quelli che si sentono importanti dicendo: non ho tempo, devo lavorare, io si' che mi sbatto, tutti gli altri sono cialtroni. Giustificano la loro pochezza con il lavoro e si illudono che un traguardo economico possa colmare il vuoto interiore.

Infine, ricordate, che vivere con lentezza presuppone un approccio filosofico alla vita, essere lenti non significa sprecare tempo ma porsi degli obiettivi a piccoli passi, raggiungibili senza eccessi e forzature, con un aumento generale della qualita' di cio' che facciamo. Tenetelo presente, il prossimo lunedi' e non solo...

martedì 22 febbraio 2011

Dalla mia finestra


...i miei occhi osservano un ampio panorama della citta'. Porto lo sguardo oltre i tetti delle prime case, con le antenne cresciute smisuratamente alte per captare i segnali provenienti da sud, e l'intero centro storico si delinea preciso, dalla base della collina fino alla cima. Partendo dall'alto, la parte che prima cattura la vista, riconosco l'imponente duomo, la cui facciata e' in corso di ristrutturazione, e l'ancora piu' maestosa torre civica. Il duomo, originario del IX secolo, fu ricostruito nel XVII secolo dopo che venne distrutto da un incendio. Ricordo quando, con stupore da bambino, ammiravo la volta ricca di affreschi, illuminata, durante le celebrazioni per la festa della santa patrona Fermina i cui resti riposano sotto l'altare. La torre immediatamente accanto al duomo, quasi come per contrasto, e' simbolo civile piuttosto che religioso, rappresentando le liberta' acquisita dalla citta' organizzata come Comune in epoca medioevale. Risalente al XI secolo, ha una pianta docecagonale. Subito sotto il complesso duomo-torre si estende il palazzo vescovile, che si erge "a strapiombo" sulla fila di cipressi che taglia orizzontalmente la veduta. Piu' a sinistra, sempre sopra la striscia verde dei cipressi, noto il palazzo Geraldini, una delle varie famiglie "storiche" della citta'. Purtroppo altri palazzi importanti, anche essi legati a nomi illustri, fra tutti Petrignani e Farattini, non sono visibili da questa prospettiva. Spostandomi con lo sguardo piu' a sinistra, oltre l'albero in primo piano, trovo all'estremita' la Chiesa di Sant'Angelo, riconoscibile per i due piccoli campanili. Si tratta di una chiesa abbandonata per un lungo periodo e solo di recente restaurata. Nei pressi, non visibile, si colloca il settecentesco Teatro Sociale, di indubbia bellezza (e' molto simile al teatro La Fenice di Venezia). La scena dello spettacolo teatrale ne Il Marchese del Grillo, con la zuffa causata dall'invidia dei castrati nei confronti del soprano francese protagonista sul palco, e' stata girata proprio qui. Riportando lo sguardo verso il centro della veduta, in basso, ai piedi della collina, e' facile scorgere la Chiesa di San Francesco del XV secolo. Piu' che altro si nota subito il suo campanile, chiaramente moderno (e' stato ricostruito nel 1932). Molto apprezzabile secondo me la facciata in stile romanico con doppio rosone. La chiesa e' affiancata, oltre che da un chiostro, dal palazzo Boccarini, l'enorme edificio bianco che stona un po', con la sua forma massiccia e squadrata, con l'ambiente circostante. Un tempo sede del governatore pontificio, ora ospita il museo archeologico in cui sono conservati reperti di epoca romana e, soprattutto, la statua di Germanico, uno dei pochi esempi di statue bronzee romane giunti fino a noi. La statua, che raffigura il valoroso generale romano, risale al I secolo d.C. e, rinvenuta nel 1963 poco fuori il centro storico, subi' un lungo lavoro di restauro. Mi ricordo come negli anni '80, al momento della presentazione alla cittadinanza, si diede un gran risalto all'evento, e come scolaro partecipai alla visita. Fra i reperti alcuni di essi provengono dalla necropoli preromana scoperta nel 2001 durante i lavori di abbattimento dell'ex Consorzio Agrario. L'unico edificio giallo che riesco a scorgere e' il piccolo centro commerciale che sorge ora proprio su quell'area. L'ediliza recente, almeno da queste parti, sembra aver puntato sul giallo, nelle sue varie sfumature, come dimostrano altri esempi in citta' che fortunatamente il panorama che mi si offre non comprende. Con un po' di attenzione, scendendo ancora piu' in basso, fra la moltitudine di tetti si intravede la parte superiore di Porta Romana, la porta principale della citta' (sono in totale ben sei, di cui due, piu' antiche, non piu' in uso) ed anche la piu' elegante (in travertino, il suo aspetto attuale e' del XVI secolo). La sua volta interna e' decorata con lo scudo azzurro con banda bianca simbolo della citta'. Sempre aperta, viene chiusa una volta all'anno (ai suoi cardini e' incernierata la porta lignea) ad agosto prima del passaggio del corteo storico per la festa che celebra gli statuti comunali. Ma chi arriva in citta' viene impressionato non dalla porta ma dalle mura ai suoi lati, le cosiddette mura poligonali, formate da blocchi di pietra giganteschi e geometrici, incastrati tra di loro senza uso di malte cementizie. Essendo stata costruite nel V-IV secolo a.C. sono antecedenti la conquista romana della citta'. Si estendono per 800 metri e sono talmente imponenti che i viaggiatori del Grand Tour diffusero la credenza che fossero state costruite dalla mitica popolazione dei Pelasgi. Tutto il centro storico e' circondato da mura, alle mura poligonali si aggiungono infatti, formando un'unica cinta, mura di epoca romana e medioevale (solamente a nord, dove esiste la protezione naturale di uno sperone roccioso, non si e' resa mai necessaria la presenza di mura difensive).
Poco conosciuta dal grande turismo e forse poco pubblicizzata, questa citta', piu' che nelle piazze o nei monumenti, hai suoi punti di forza nella vastita' del centro storico, un labirinto di vicoli in cui puo' capitare di perdersi, nella capacita' di conservare il suo aspetto antico (immergersi in essa e' come fare un tuffo nel passato), nella sua conformazione geografica e nei paesaggi che puo' mostrare. A differenza di tante altre citta' simili, non ostenta i suoi tesori, anzi li nasconde, nei vicoli e all'interno dei suoi numerosi palazzi. E in piu' ha il vantaggio di avere una storia ultra millenaria, pregio non da poco.

martedì 15 febbraio 2011

Bye Bye BBC World News

Fino a pochi mesi fa era visibile, poi, esattamente dal 26 novembre 2010, e' scomparso dagli schermi, almeno per quanto riguarda il digitale terrestre. Rimpiango BBC World News, canale della BBC che si occupa delle notizie "dal mondo", unico canale in lingua inglese che potevo seguire dal mio televisore. Faceva parte del mux Mediaset 2, insieme ad altri canali che regolarmente continuano ad essere offerti, come Iris, Boing e Mediashopping. Scaduto il contratto tra Mediaset e BBC che ne regolava la trasmissione attraverso la piattaforma digitale Mediaset, non si e' provveduto a rinnovarlo, non saprei per quali ragioni. Fatto sta che ora BBC World News `e' accessibile solamente ai possessori di impianto satellitare. Pazienza per i telegiornali e le rubriche tematiche, comunque di livello incredibilmente serio e professionale soprattutto se confrontato con gli standard dei programmi di informazione della tv pubblica italiana (nell'epoca di internet e della comunicazione globale le notizie si cercano attraverso il computer con una impressionante possibilita' di scelta e di approfondimento). Cio' che mi manca e' la lingua inglese in tv e l'utile esercizio di allenare l'orecchio ascoltando i conduttori o gli inviati che parlano di politica e di attualita'. BBC World News era una specie di insegnante madrelingua inglese, che non ti imponeva delle lezioni, ma ti lasciava comunque qualcosa, rendendoti piu' confidente e familiare con la lingua estera. Potevi anche ascoltarlo distrattamente, come presenza di sottofondo mentre magari eri impegnato in altro, lontano dallo schermo, anche cosi' pero' non esitava a farti capire pezzi di frasi o parole. Dati gli enormi limiti del mio inglese "ascoltato" la mia comprensione infatti si riduceva a frammenti di discorsi di cui poi intuivo il senso generale. Comunque sia giudicavo l'inglese di BBC World News abbastanza alla mia portata, anche in rapporto ad altre situazioni verificatesi piu' difficili per il mio orecchio (compresi ascolti "dal vivo", in contesti legati alle vacanze o al lavoro). Ora, senza BBC World News, fino a quando non mi decidero' a fare un corso (o ancora meglio un'esperienza prolungata all'estero) dovro' arrangiarmi con film in lingua originale o con i tipici corsi con tracce audio salvate in cd. Ancora meglio, sempre per rimanere in tema di BBC, potro' rivolgermi alle risorse gratuite (fra cui mp3 piu' video e altro) del sito BBC Learning English. Provate anche voi i dialoghi 6 minute e fatemi sapere!

lunedì 14 febbraio 2011

Le affinita' elettive

Eduard e Charlotte finalmente sono insieme, la coppia di aristocratici si e' unita dopo tanto tempo. Da giovani erano stati innamorati ma lui, cinicamente, preferi' sposare una donna tanto vecchia ma anche tanto benestante. La scelta del buon Eduard si rivelo' saggia perche' presto l'anziana donna mori' e lascio' tutto il suo patrimonio allo sposo. Costui, che nella vita finora si era sempre divertito, comincio' a spassarsela ancor di piu', infatti sappiamo che viaggio' molto. Nel frattempo Charlotte si era sposata anche lei, con un uomo da molti giudicato mediocre e che lei probabilmente non amava. Frutto di questo matrimonio fu Luciane, unica figlia di Charlotte. Costei pero' ha anche una nipote, Ottilie, che, in quanto orfana, viene considata da Charlotte come una figlia adottiva. Entrambe, Luciane e Ottilie, vivono e studiano nello stesso collegio. Ritornando ad Eduard dobbiamo dire che, ad un certo punto, forse stanco di viaggiare, incontra e frequenta Charlotte. Non sappiamo se pure lei e' diventata vedova, oppure ha divorziato o sta per farlo, comunque i due si dichiarano di nuovo innamorati dopo tanto tempo e decidono di andare a nozze (Charlotte in realta' inizialmente era insicura in quanto, essendo ormai donna matura, riteneva di essere poco appetibile). Bene, ora i due appunto vivono insieme, hanno una casa (beh in realta' un palazzo con tanto di giardino, boschi e terreni e servitu' varia) e passano allegramente le loro giornate, infatti essendo nobili non lavorano e possono occuparsi di frivolezze. Il problema e' che Eduard e' una persona volubile e che si annoia facilmente, quindi si mette in testa di invitare un amico a vivere stabilmente con lui e Charlotte. Lei ovviamente e' contraria ("ma come abbiamo aspettato tanto per stare insieme e ora tu vorresti un terzo incomodo?") ma Eduard, da persona viziata quale e', inizia a fare i capricci e quindi l'amico, che non ha un nome ma e' semplicemente detto "il capitano" (!) arriva con i suoi bagagli e si sistema. Il motivo ufficiale della presenza del capitano e' che, essendo uomo dalle numerose competenze tecniche, potra' dare una mano nella progettazione del parco. Insomma, Eduard vuole far passare il suo invito come una gentilezza fatta all'amico disoccupato che rifiutava incarichi non alla sua altezza: trasferendosi da loro potra' realizzare capanne e laghetti! Ma Charlotte, come un po' tutte le donne, e' vendicativa, e per rivalsa nei confronti di Eduard vuole invitare una sua amica, e pensa a Ottilie (anche se sarebbe sua nipote piu' che un'amica!). Anche Charlotte si inventa una motivazione plausibile: gli studi di Ottilie non vanno bene (in effetti non ha un ingegno vivacissimo), e Ottilie soffre per il paragone con Luciane, la figlia di Charlotte che e' assai piu' brava e brillante: si ritiene quindi di ritirarla dal collegio ed allontanarla da Luciane. Anche Ottilie quindi si sistema a casa e, come il capitano e' ben sfruttato in lavori di vario tipo, anche lei si da' da fare e diventa in pratica la responsabile dell'amministrazione domestica. L'unica qualita' di Ottilie e' la tenacia, lei e' fatta per i lavori lunghi che richiedono tempo e pazienza, anche se con i suoi ritmi raggiunge sempre l'obiettivo che si e' prefissato. I quattro condividono tutto, i pasti, le passeggiate, le attivita' ricreative come la musica (ciascuno di loro suona uno strumento). Ad Eduard piace anche recitare poesie o leggere testi di carattere scientifico davanti agli altri (si infuria pero' se qualcuno si pone alle sue spalle e lo anticipa nella lettura, in fondo mentalmente e' un bambino...). Uno di questi brani spiega che gli elementi chimici si combinano tra di loro secondo leggi ben precise. Certi elementi si attraggono fra loro ed altri invece si respingono. Un po' come accade con le persone, infatti cio' che succede poi nella casa lo dimostra: le coppie scoppiano e se ne compongono altre. Eduard, abbastanza inspiegabilmente, si invaghisce di Ottilie. Bisogna dire infatti che, prima del matrimonio fra Eduard e Charlotte, quando Charlotte proprio nemmeno ci pensava di mettersi lei insieme ad Eduard, gli aveva presentato Ottilie nella speranza che la giovane ragazza potesse in un futuro sistemarsi con il buon partito Eduard. Ma lui, come si dice in questi casi, nemmeno se la era filata! Ora invece, vedendo che lei e' particolarmente servizievole con lui (gli fa dei favori, si ricorda dei suoi gusti, lo accontenta in tutto e per tutto), e non per altre ragioni, all'improvviso decide di essere innamorato di lei. E badate bene, lo fa come un ragazzino adolescente, con tanto di enfasi e retorica, discorsi stucchevoli e lacrimucce! Ottilie possiamo dire che ricambia (d'altra parte non era mai stata corteggiata da nessuno), e alla fine ci scappera' un bacio, non di piu'. Come per riflesso, qualche attenzione, ma di poco conto, ci scappa anche fra Charlotte ed il capitano, i due si piacciono ma, molto razionalmente, decidono di troncare tutto subito. Del resto il capitano ha ricevuto un'interessante offerta di lavoro e non si fa scrupoli a lasciare la casa. Partira' anche Eduard, per scongiurare la cacciata di Ottilie che oramai e' nell'aria, dira' alla moglie: "me ne vado io basta che non cacci lei, se cosi' non accadra' mi sentiro' autorizzato a seguirla". Eduard quindi si ritira e va a fare l'eremita in una seconda casa. Dopo un po', guarda caso, Charlotte scopre di essere incinta e fa comunicare la cosa al marito. Eduard non cede al ricatto, anzi se ne frega del fatto che diventera' padre, preferisce arruolarsi e partire per la guerra, sperando (dice lui) di andare incontro alla morte. Ottilie invece, dopo un iniziale sconcerto (meschinamente non era stata informata della partenza di Eduard dalla casa), sembra rassegnarsi senza grossa fatica alla lontananza. Passa altro tempo (intervengono nella storia personaggi secondari come "l'architetto", in pratica il sostituto del capitano, "il conte" e "la baronessa", due arzilli pensionati, la Luciane a cui si e' gia' accennato, "l'assistente", saccente educatore del collegio, e Mittler, persona invadente e sempre inopportuna) e Eduard, purtroppo per noi, sopravvive alla guerra e torna alla carica per avere Ottilie. Per cui esorta il capitano: "andiamo da mia moglie, dille che la desideri come sposa, se lei accetta io a quel punto potro' facilmente congiungermi ad Ottilie". Insomma, semplici favori che si chiedono fra amici... Infatti il capitano accetta, ma prima che costui possa offrirsi a Charlotte accade un grave imprevisto. Eduard, invece di aspettare fuori come pattuito, entra in giardino dove incontra Ottilie a cui racconta dei suoi propositi. Ottilie, che aveva in affidamento il figlio di Eduard e Charlotte, forse emozionata per l'incontro inaspettato, per tornare a casa attraversa un laghetto in barca, ma il bambino le cade in acqua e muore affogato. La tragedia segna le due donne, entrambe si autopuniscono dicendo di rinunciare ad Eduard. Ottilie a sorpresa prende la decisione di ritornare in collegio, come insegnante (l'assistente ne sarebbe lieto). Quindi parte ma nel corso del viaggio viene intercettata dal sempre piu' testardo Eduard. Ottilie non si sa perche' rinuncia al collegio e torna a casa, Eduard ed il capitano la seguono e si riforma come per incanto il quartetto iniziale. Ma Ottilie, creatura pura e candida, invece di concedersi (e sarebbe stata l'ora!) si proclama santa e aderisce per giunta ad uno sciopero della parola e della fame. Sembra un altro sciocco capriccio di questi nobili annoiati ma non e' cosi': Ottilie deperisce fino a morire. Eduard segue l'esempio e fa altrettanto. I due vengono sepolti vicini e la storia finisce. 
Le Affinita' Elettive, romanzo di Goethe, datato 1809, considerato uno dei migliori romanzi dell'Ottocento. Forse l'edizione che ho letto era penalizzata da una traduzione non all'altezza, ma sono rimasto profondamento deluso come si sara' capito dall'ironico riassunto. D'accordo che e' un romanzo scritto due secoli fa, ma dalla lettura sembrano millenni! Mi aspettavo citazioni argute sulla vita di coppia e un'impostazione minimamente filosofica, mi sono ritrovato con una storiella ultra sentimentale, non originale, fine a se stessa (e non sono un tipo cattivo nelle critiche, e' questo libro che mi ci ha fatto diventare...).

giovedì 10 febbraio 2011

Sconfitte molto onorevoli

L'inverno sembra finire presto a Roma, da quando seguo il 6 nazioni di rugby ho sempre trovato giornate tiepide e serene nei mesi di febbraio e marzo allo stadio Flaminio, in occasione delle partite interne della nazionale. Quest'anno mi sono concesso il match di apertura contro l'Irlanda, solita festa intorno allo stadio e dentro, peccato per la sconfitta di misura 11-13. Molti hanno commentato: "l'ennesima sconfitta onorevole". In realta' le sconfitte onorevoli a cui siamo stati abituati vedevano soccombere gli azzurri sin dall'inizio, e terminavano con uno slancio di grinta che rendevano la disfatta meno amara. Questa volta le cose sono andate diversamente, la partita e' stata equilibrata e l'Italia ha avuto modo di vincerla sino all'ultimo secondo. Vedendola dal vivo non ho provato grossa delusione per l'impresa sfiorata, magari le impressioni sarebbe state diverse seduto sul divano. Mi sono divertito perche' le due squadre hanno giocato alla pari, perche' O'Gara ha segnato un drop eccezionale, perche' gli azzurri hanno realizzato una meta con un movimento dei tre-quarti come se ne vedono raramente da parte italiana. Avevo bene in mente il precedente incontro a Roma contro i verdi di due anni fa, allora la partita venne chiusa dagli irlandesi (che avrebbero poi vinto il torneo con il grande slam) gia' alla fine del primo tempo. Avevo paura che la stessa storia potesse ripetersi anche quest'anno, nonostante le dichiarazioni di vittoria a portata di mano ripetute piu' volte nell'ambiente, cosi' non e' stato e quindi pazienza gli errori commessi e la sconfitta maturata all'ultimo, l'importante era che la partita fosse vissuta veramente (dai giocatori e dal pubblico) per tutti gli 80 minuti. Certo, difetti nel gioco e strategie sbagliate erano percepibili anche dagli spalti, ma sarebbe stato ingiusto pretendere piu'. A mente fredda forse le eventuali critiche si sono andate rafforzando, resta il fatto che non bisogna confondere gli errori con i reali limiti, il livello della nazionale italiana e' ancora molto inferiore agli standard delle avversarie. Direi che l'aspetto piu' discutibile e' stato il tentativo di drop (alla disperata) di Orquera nell'ultima azione, non solo perche' Orquera non e' O'Gara, ma soprattutto perche' si poteva insistere con un'azione di sfondamento degli avanti, data anche la superiorita' numerica a nostro vantaggio, e rimediare un calcio di punizione. Insomma, e' sembrato piuttosto chiaro che lucidita' e saldezza psicologica sono venuti meno in quella fase cruciale (al contrario, come lato positivo, va riscontrato come resistenza fisica e disciplina non siano diminuite nella parte finale dell'incontro). Per quanto riguarda il tanto auspicato gioco alla mano, effettivamente nella partita di sabato scorso e' stato poco cercato, meno di altre volte, ma ritengo per una scelta tattica. Non e' il nostro punto di forza e purtroppo non ci sono nemmeno le prospettive perche' possa esserlo in un immediato futuro. Non abbiamo tre quarti di talento, ci manca fantasia e coraggio, i passaggi sono lenti e prevedibili. Se non si investe nel gioco alla mano, allora tanto vale rinunciarci. Ovvio, seguendo questa politica non si faranno mai grandi passi in avanti, piuttosto si avvicineranno piccoli traguardi (la vittoria contro un'Irlanda con molte assenze e in crisi di identita' nel passaggio dalle vecchie alle nuove generazioni era uno di questi). Quello che voglio dire e' che piuttosto che criticare la squadra e la singola partita andrebbe messo sotto accusa lo staff e il movimento in genere, il discorso e' piu' complesso di quello che sembra e le soluzioni non e' detto che esistano (almeno nel breve termine). Da semplice tifoso non voglio affrontare argomenti troppo tecnici o dirigenziali, non ne avrei le conoscenze, spero solo che la federazione sappia spendere bene il denaro che investe, e che, oltre all'immagine, il marketing e la pubblicita', badi alla sostanza dei vivai giovanili, della crescita dei talenti, della qualita' dei campionati. Fra qualche anno vedremo ad esempio se la scelta di dirottare due squadre (Benetton Treviso e Aironi Viadana) dalla Super 10 italiana alla Celtic League sia stata efficace. Magari e' da queste due squadre che verranno fuori mediani di mischia e di apertura, calciatori veri (non improvvisati alla Mirco Bergamasco per quanto stia facendo bene), centri e ali, della nazionale del futuro. Fermo restando che ricambi di livello sono attesi anche fra gli avanti, i migliori azzurri sono sempre i soliti noti: Parisse, Castrogiovanni, Perugini su tutti, nuovi nomi stentano ad affermarsi. 
Abbandono le questioni legate alla partita ed ai giocatori per alcuni commenti "di colore". Lo stadio Flaminio ha sempre un bell'impatto gremito di pubblico ma spero che l'ampliamento previsto verra' eseguito al piu' presto, le tre strutture provvisorie aggiunte (una per curva piu' una per la tribuna scoperta) proprio non si possono guardare. Inoltre la struttura aggiunta in tribuna ha avuto come conseguenza l'eliminazione del tabellone con il punteggio, sostituito dallo schermo in curva sud (la cui funzione principale e' pero' quella di mostrare le immagini televisive), poco visibile nei settori piu' lontani. L'ampliamento dello stadio dovrebbe prevedere anche una sua ristrutturazione, in curva sud, dove mi trovavo, i seggiolini erano malridotti e in piu' parti si vedeva cemento sgretolato. Arrivando per tempo, un parcheggio (gratuito) si trova sempre girando per le strade del quartiere Flaminio, mettendoci anche la passeggiata fino allo stadio un bel pezzo di Roma viene ammirato (lungo Tevere, ponte Duca d'Aosta, ponte Milvio,  museo MAXXI, Auditorium, villaggio olimpico).
L'area di accoglienza con stand vari antistante lo stadio e' piccola e quindi molto affollata poco prima dell'inizio della partita. Molto colore ed atmosfera erano regalati dai tifosi irlandesi, ben riconoscibili con le loro magliette verdi e disponibili a farsi fotografare ed a concedere un sorriso. Forse un po' meno numerosi rispetto al passato (effetto dei tempi di crisi?), e' sempre un'emozione sentire cantare da loro Ireland's Call (peccato che non sia stata cantata pure durante la partita, come e' abitudine). Gli stand purtroppo sono tutti di carattere commerciale, organizzati da sponsor, e contribuiscono a dare l'idea che molti, forse troppi, hanno fiutato l'affare e si sono tuffati a pesce sul rugby visto come fenomeno di moda. Volendo quindi si puo' fare raccolta di gadget, fra cui il sempre presente cappellino azzurro con ricamata la partita del giorno e relativa data. Tutto il resto che viene offerto e' piu' o meno inutile. Inutile ma simpatico, novita' di quest'anno, il cappello stile vichingo (ma che non sono riuscito a procurarmi!), bianco-rosso-verde piu' corna rosse, con il logo della birra sponsor. A proposito della birra, elemento di contorno ma importante (birra-rugby e' un binomio classico), inutile dire che l'unica birra che si poteva consumare era la birra ufficiale (Peroni). Al di la' della mancanza di scelta, sottolineo purtroppo che il servizio non era dei migliori, lunghe code e spillatura con eccesso di schiuma (un irlandese, dicendo qualcosa al commesso, ha spillato da se' nuova birra perche' un quarto del bicchiere era schiuma...). Qui sotto un paio di foto del campo e dello stadio scattate da me prima dell'inizio della partita. Ribadisco, un bel giocattolo il rugby, cerchiamo di non rovinarlo sfruttandolo troppo...


venerdì 4 febbraio 2011

Up in the air

Viaggiare e' un'esperienza stimolante, che apre la mente come si dice spesso. Molti pero' per partire devono superare un ostacolo: la paura di volare. Soffrono di questa paura, che puo' diventare una vera e propria patologia, piu' persone di quelle che si potrebbero immaginare. Alcuni sondaggi stimano addirittura un 50% circa fra la totalita' dei viaggiatori. Certo, esistono diverse forme di avversione al volo, dalle meno gravi alle piu' serie (che producono disturbi a livello fisico come sudorazione e tachicardia), attacchi di panico compresi. Quello che appare evidente comunque e' che il problema riguarda, in un modo o nell'altro, molti di quelli che invece ostentano di non esserne toccati. Caratteristica dell'eta' adulta dovrebbe essere quella di saper affrontare serenamente le proprie paure, imparare a convivere con esse, non nasconderle ingannandosi che non esistano. Eppure questo secondo atteggiamento sembra prevalente, sia perche' ci si vergogna nel mostrare agli altri le proprie debolezze, sia per eccesso di amor proprio. Personalmente, non rimuovo il mio disagio dinanzi alla prospettiva di un viaggio in aereo, non potendolo vincere ho imparato ad accettarlo.
Superare la paura del volo... molti sostengono che e' possibile con appositi corsi o terapie psicologiche, non metto in dubbio l'efficacia di questi metodi ma non penso che siano per me. La rassegnazione alla convivenza con questo problema deriva da una mancanza di fiducia sia nella mia forza che nelle capacita' altrui di aiutarmi. Del resto la psicologia afferma che hanno paura di prendere un aereo coloro che appunto non si fidano, che sono sicuri e tranquilli solo quando hanno tutto sotto controllo e non dipendono da terze persone o fattori esterni. Una volta ho provato ad aprire un libro esposto sugli scaffali di un negozio che si proponeva di insegnare a volare senza pensieri, devo dire che le poche frasi lette non mi hanno rassicurato, anzi, mi hanno fatto scoprire un aspetto che trascuravo ed avrei preferito continuare ad ignorare: l'eventualita' che si possa avere un malore mentre si e' in volo! Il libro spiegava che il personale dell'aereo e' preparato a gestire emergenze anche di carattere sanitario, ma io fino ad allora non mi ero posto questo tipo di problema (non informarsi quindi puo' essere un bene, permette di evitare di conoscere cose di cui nulla si vuole sapere...).
A parte i metodi professionali e teorici (corsi, libri, supporto di specialisti), consigli e trucchi di piu' facile attuazione vengono spesso dispensati su riviste e siti internet, alcuni ragionevoli altri meno. Ad esempio: arrivare in aeroporto con adeguato anticipo per sfuggire allo stress del fare tutto in fretta dal check-in all'imbarco (cio e' vero, ma e' altrettanto vero che anche un'attesa prolungata nelle sale dell'aeroporto puo' essere stressante, il momento dell'imbarco sembra non arrivare mai aumentando la tensione); viaggiare con una persona accanto con cui poter dialogare (utile per non far riaffiorare la paura iniziale nel caso in cui questa sia stata lasciata alle spalle, ma una persona che insiste a non mollarti quando tu vorresti un attimo di respiro per raccogliere le forze finisce per agitarti in misura maggiore); fare viaggi brevi di massimo 2-3 ore (consiglio che mi sembra valido in generale, soprattutto per chi vola per le prime volte, in fondo con poche ore di aereo si possono raggiungere tante destinazioni interessanti); poco prima di partire assumere tranquillanti, siano essi naturali o medicinali (sono andato vicino nel provare un ansiolitico, non ho esperienza ma cosi' ad  intuito mi verrebbe di pensare che con qualche goccio di alcool si otterrebbe lo scopo piu' agevolmente); scegliere un posto lontano dal finestrino (suggerimento utile per chi fondamentalmente soffre della vertigine del vuoto, per altri, piu' claustrofobici, la visuale esterna potrebbe giovare, nel mio caso invece la possibilita' di guardare fuori fornisce una distrazione il piu' delle volte benefica). Altro consiglio fra i tanti e' quello che suggerisce di leggersi un libro durante il viaggio, come migliore proposta io invito all'uso di un lettore mp3 per l'ascolto della musica: puo' capitare che la paranoia porti ad una attenzione eccessiva verso ogni singolo rumore (fruscio, scricchiolio, vibrazione) proveniente dai motori o dai finestrini, puo' quindi essere salutare isolarsi acusticamente tramite un paio di cuffie. Sembrera' assurdo per le persone "normali" ma e' proprio cosi', chi viaggia nel terrore di un'imminente catastrofe ha occhi e orecchi per minimi particolari che vengono ingigantiti e trasfigurati, come i rumori del mezzo aereo appunto, le espressioni sul viso delle hostess, i comportamenti di passeggeri "sospetti". Isolamento, distrazione, estraniazione, sono parole dal forte accento negativo nell'uso comune ma che per molti diventano auspicabili in situazioni cosi' lontane dalla normalita' di tutti i giorni. Difficile non pensare di essere in in tubo d'acciaio, pressurizzato, che viaggia ad una velocita' di 800 km/h ad un'altezza di 10000 m, al contrario la mente ci si sofferma a ragionare, e piu' riflette e piu' lo trova strano, anormale, impossibile (cio' anche conoscendo a perfezioni le leggi della fisica). Se non ci fossero le turbolenze a scuotere l'aereo tutto sarebbe piu' facilmente affrontabile, per quello che mi riguarda rappresentano il nemico numero 1. E' sicuro di dover fare i conti con loro ad ogni volo, sia pure in forma lieve ci sono sempre. Tutti gli sforzi di stare calmi devono combattere lo stato di allarme derivante da sussulti e scossoni. C'e' chi potrebbe obiettare che anche in macchina a causa delle buche sull'asfalto si ha a che fare con simili movimenti, la risposta e' che in macchina ho la percezione di una strada e quindi posso anticipare cio' che succedera' poco prima di una buca, una curva o una manovra (provate a fare i passeggeri con gli occhi bendati, la sensazione di sicurezza sara' inferiore). 
Mi accorgo di essermi dilungato troppo, potrei scrivere migliaia di righe sulla paura di volare ma non riuscirei comunque a convincere nessuno sul fatto che e' una paura naturale e poco si puo' fare per eliminarla, chiudo citando lo spunto di queste mie osservazioni, un articolo su la Repubblica.it - Viaggi che termina con un bizzaro tragitto Roma - New York. Per evitare le 8 ore consecutive di aereo si spezza il viaggio in 4 tappe: Roma - Parigi, Parigi - Reykiavik, Reykiavik - Halifax (Canada nord-est), Halifax - New York (in macchina volendo, passando per Boston). Piu' che un viaggio un avventura, consigliato solo per i malati piu' gravi...