giovedì 27 gennaio 2011

Scontro fra compatte

Voglio prendere in considerazione le principali caratteristiche delle berline segmento c che piu' mi interessano (ho gia' deciso che la mia futura macchina sara' una di questo gruppo) per decretare, se possibile, la migliore. Anche se l'acquisto di un'auto nuova non rientra tra i miei programmi immediati, e sempre meglio valutare per tempo! Riporto l'elenco delle otto candidate:

                                                                  CV   0-100   km/l   cm   l    euro
Alfa Giulietta 2.0 JTDm Distinctive(2010)     140     9.0   22.2   435  350  25700
Fiat Bravo     1.6 Mjet Emotion    (2007)       120     10.5  20.8   434  400  22450
Ford Focus     1.6 TDCi Titanium   (2004)      109     10.9  22.2   434  396  20000
Honda Civic    2.2 i-CTDI Elegance (2005)     140     8.7   18.9   426  485  24920
Mazda 3        1.6 DE Advanced     (2009)       116     11.0  22.7   446  340  22750
Opel Astra     1.7 CDTI Cosmo      (2009)       125     11.5  21.3   442  370  22700
Renault Megane 1.9 dCi Attractive  (2008)    131     9.5   19.6   430  372  21500
Subaru Impreza 2.0 d Comfort       (2007)     150     8.6   17.2   442  301  24280

Gli allestimenti scelti sono medio-alti (non comprendono tutto ma quasi). Le motorizzazioni tutte diesel con cilindrata non superiore a 2.0 e CV compresi fra 100 e 150. Fra i parametri da esaminare ho selezionato prestazioni, consumi, lunghezza totale, capacita' del bagagliaio e prezzo di listino.

La piu' economica. La Focus ha il prezzo di listino nettamente piu' basso, ma e' un'auto datata 2004 e la versione nuova uscira' fra pochi mesi. Interessante anche come prestazioni e consumi, ha un bagagliaio ampio e le sospensioni multilink. Esteticamente non e' il massimo, si potrebbe discutere anche la qualita' generale, ma per chi ha necessita' di acquistare ora (senza aspettare la nuova) e di non spendere troppo la Focus rappresenta la soluzione migliore (pero' e' l'unica dell'elenco ad avere un cambio a 5 marce, tutte le altre lo hanno da 6).

Miglior rapporto qualita'-prezzo. La Megane costa poco in rapporto a quanto offre. Ha un'ampia dotazione di serie e interni di qualita'. Il 1.9 dCi spinge bene (0-100 in soli 9.5 s) senza essere troppo assetato (19.6 km/l). Il comfort dovrebbe essere "da Renault" quindi a buoni livelli. Andrebbe guidata per capire il comportamento dinamico. Peccato per la linea che non mi piace. Se cosi' non fosse sarebbe designata come la mia favorita senza alcun dubbio. Da sottolineare che esiste anche una versione 1.5 dCi da 110 CV (di cui ci potrebbe accontentare).

La piu' originale. Metto a pari merito le due giapponesi Civic ed Impreza. La Civic si contraddistingue per il design estremo e tecnologico e per l'anima sportiva. La Impreza mette in mostra il fascino da rally e la trazione integrale. Per la guida di tutti i giorni e' preferibile la Civic, purtroppo l'unico diesel disponibile e' il 2.2 i-CTDI da 140 CV, non esistono cilindrate piu' piccole. Fra uno o due anni dovrebbe uscire la nuova serie, forse conviene aspettare. Comunque mi piace molto (soprattutto negli interni) anche se corre il rischio di essere troppo appariscente e poco elegante.

Il miglior compromesso. La Astra e' un'auto recente, non costa eccessivamente ed offre qualita' e interni "da tedesca" (paragonabila all'Insignia di segmento superiore). Il motore 1.7 CDTI e' noto per la sua affidabilita' ma non e' molto elastico. L'auto e' ingombrante esternamente (442 cm) ma lo spazio interno non e' ampio come ci si potrebbe aspettare. Come linea a me piace (piu' della precedente) ad eccezione della parte posteriore. Ha la
singolarita' di avere come sospensione posteriore un ponte torcente con parallelogramma di Watt. Non brilla per lo sprint (0-100 in 11.5 s) ma da' sensazioni di comfort e robustezza. Insomma tanti pro e tanti contro. Da notare che il 1.7 CDTI esiste anche nella versione da 110 CV, troppo pochi pero' per un'auto di tale stazza.

E le altre? La Giulietta e' quella piu' affascinante, peccato che, scartando il troppo piccolo 1.6 JTDm da 105 CV, la scelta e' forzata sul 2.0 JTDm da 140 CV che in allestimento Distinctive viene ben 25.700 euro! Complessivamente una buona macchina, "in stile Alfa", come nota negativa cito i led dei fanali posteriori che proprio non apprezzo esteticamente. La Bravo e la Mazda 3 se la giocano alla pari con prezzo che ricade nella media della categoria. Punti di forza della prima sono l'ampio bagagliaio (ben 400 l), la linea filante e dinamica (anche se forse e' gia' invecchiata), l'assenza di difetti di rilievo. Per la seconda si deve parlare bene del nuovo 1.6 da 115 CV (uscito da poco) che promette bassi consumi e delle sospensioni posteriori multilink a 4 bracci (come nella Focus, le multilink della Giulietta sono a 3 bracci invece) mentre, per quello che mi riguarda, trovo le dimensioni esagerate (446 cm, la piu' lunga fra le auto in esame).

Conclusioni. 1 posto: Megane. 2 posto: Astra. 3 posto: Bravo e Mazda 3 (pari merito). (Classifica momentanea e soggetta a cambiamenti, le differenze sono lievi fra il primo e terzo posto. Potranno poi entrare nuove auto nella lista!).
 

martedì 25 gennaio 2011

Fahreneit 451

"How beauteous mankind is! O brave new world that has such people in't!" (William Shakespeare, La tempesta)

Come bella (e varia) e' l'umanita', come afferma Miranda, protagonista de La tempesta, se comprende personaggi talmente pittoreschi come Calderoli, leader leghista e attuale ministro per la semplificazione. Anche chi non segue la politica ne avra' sentito parlare piu' volte per le sue frequenti dichiarazioni politicamente scorrette riguardanti immigrati, meridionali e mussulmani. Ultimamente sembra si stia dando un gran da fare per indirizzare le scelte dell'esecutivo verso una riforma federale tanto attesa e auspicata dal partito e dall'elettorato leghista. I tempi appaiono propizi, la Lega Nord ha assunto un peso ancora piu' rilevante all'interno della maggioranza di governo, complici mozioni di sfiducia ed ennesime vicende giudiziarie di cui ora non ho interesse a discutere. Cio' che invece mi piace sottolineare e' la genialita' perversa del personaggio, che si e' ritagliato un ministero su misura, mai esistito prima, la cui finalita' e' una sola e ben chiara: non proporre ne' costruire, ma piuttosto tagliare, eliminare, "semplificare" appunto. Il fine nobile di snellire la burocrazia nasconde in realta' un'intento brutale di distruggere, un'irruenza che dimostra un certo modo di concepire la politica che si avvale di scelte forti e decise, di slogan ad effetto. Perche' si tratta piu' di apparenza che di sostanza: e' il governare pubblicizzando "il saper fare" per mascherare incapacita' e mancanza di idee. Deve essere un compito agevole per Calderoli fare il ministro per la semplificazione, nessun altro forse sarebbe piu' indicato di lui a ricoprire un simile ruolo.
Impossibile dimenticare la scena di lui che, in jeans e giubbotto di pelle, armato di ascia, piccone e lanciafiamme, annienta un muro di scatoloni contenenti quelle leggi e quei provvedimenti che il ministro ed il suo team, nel corso dei primi anni del governo, hanno individuato come inutili e quindi cancellati. Calderoli, sorridente, se la spassa e si fa immortalare, sembra che si trovi quasi su un set cinematografico, e' invece il piazzale di una caserma romana dei vigili del fuoco (che poi spegneranno le fiamme non appena il giochino del ministro sara' finito). Lo spettacolo e' pacchiano e desolante, cio' che urta e' la messinscena propagandistica, colpisce piu' l'atto di bruciare che l'oggetto della distruzione (leggi forse effettivamente obsolete e inapplicabili). Ripensando a questa scena la mia mente ispira fantasie legate a The Wall dei Pink Floyd (il muro di scatoloni) e, soprattutto, a Fahreneit 451 di Ray Bradbury (la carta incendiata).
Partendo da Calderoli volevo arrivare proprio qui, a Ray Bradbury ed alla cosidetta fantascienza sociologica: la finzione che supera la realta'. Il romanzo Fahreneit 451, pubblicato per la prima volta nel 1953, ha saputo anticipare di decenni elementi della societa' attuale, reali ora ma assolutamente fantastici nell'epoca in cui il libro e' stato scritto. Allo stesso modo, se pochi anni fa qualcuno avesse ipotizzato un ministro della repubblica prestarsi ad interpretare la figura del piromane per la propria propaganda politica sarebbe stato preso per pazzo. Fahreneit 451 parla di un futuro inquietante in cui i libri sono banditi ed i pompieri piuttosto che spegnere bruciano (bruciano i libri e le case delle persone scoperte a possederli). Guy Montag, il protagonista, e' uno di questi innovativi pompieri. Circondato dal vuoto di una vita sterile, da una societa' in grado di offrire felicita' solo virtuali, comincia ad un certo punto a porsi delle domande. L'amicizia con una ragazza vicina di casa cosi' diversa da lui, lo sguardo delle persone a cui brucia i libri che si oppongono fino al punto di sacrificare la propria vita, lo porteranno alla decisione prima di raccogliere i libri in casa, poi di leggerli. In questa operazione e' ostacolata dalla moglie, esempio di individuo ormai manipolato dalla societa', privo di senso critico e di coscienza oltre che di sentimenti. Da notare le abitudini di lei, cosi' moderne: trascorre il tempo osservando dei tizi virtuali (considerati come membri aggiuntivi della famiglia) proiettati su televisori grandi come pareti; prende farmaci per dormire (e per placare i suoi disagi); usa spesso delle cuffie che martellano le sue orecchie di suoni. E' la stessa moglie a denunciare i comportamenti illeciti di Montag che si ritrovera' a dover incendiare la propria casa, uccidere il capo e fuggire via dalla citta' inseguito da un cane meccanico. Lungo le rotaie di una ferrovia abbandonata trovera' una comunita' di ribelli che hanno imparato a memoria i principali libri con la speranza di tramandarli alle generazioni future. Si chiude in questo modo il libro, con un leggero ottimismo: dalla umanita' distrutta dalla guerra sapra' risorgere la civilta' perduta.
E' un libro che definire semplicemente di fantascienza e' riduttivo, sia per le tematiche sociali che affronta, sia per il linguaggio poetico, che fa uso di metafore, altamente evocativo. Spaventa per le critiche che muove e per la visione ampia e profetica dell'uomo e del mondo, nello stesso tempo intenerisce e consola, ricordando che nulla e' mai perso se e' vero che l'uomo e' artefice del suo destino. Angosciandoci, mostrandoci il peggio, ci sospinge verso il meglio. Mai vorrei che questo libro finisse nel rogo di qualche potente, sbruffone e irrispettoso come l'attuale Calderoli, o ancora peggio autoritario e folle in un futuro chissa' poi nemmeno lontano (del resto la storia si ripete ciclicamente, vedere ad esempio l'indice dei libri proibiti dell'inquisizione).

martedì 18 gennaio 2011

Ardet nec consumitur

... vale a dire "brucia ma non si consuma", e' il motto della birra Grimbergen. Essa e' infatti simboleggiata dalla fenice, il mitico uccello capace di risorgere dalle proprie ceneri. Il riferimento e' alla storia dell'abbazia di Grimbergen, a breve distanza da Bruxelles, dove la birra e' nata ed e' stata prodotta per secoli mantenendo inalterata la sua ricetta: fondata nel 1128 da San Norberto di Xanten, l'abbazia subi' diversi danneggiamenti
e ricostruzioni. La Grimbergen e' quindi una birra d'abbazia, rientra nell'ampia categoria di birre belghe che un tempo venivano prodotte in un'abbazia (e consumate da monaci, ospiti e pellegrini) e che ora, basandosi sulla ricetta originale, sono prodotte e commercializzate da birrifici laici (la Alken Maes nel caso della Grimbergen). Le birre d'abbazia si distinguono dalle birre trappiste in quanto queste ultime sono tuttora prodotte da monaci presso sei abbazie di ordine trappista (cinque in Belgio ed una in Olanda). E' difficile parlare di uno stile comune riguardo queste birre, cio' che le accomuna e' in particolare il contesto storico-geografico, anche se, per la Grimbergen come per le altre (sia di abbazia che trappiste) e' possibile individuare alcuni tratti essenziali: alta fermentazione, gradazione alcolica superiore ai 6 gradi, complessita' del gusto e dell'aroma.
Parlando nello specifico della Grimbergen, occorre sottolineare che e' disponibile in cinque varieta': Blonde, Double, Triple, Optimo bruno e Doree 8°. Per quanto mi riguarda solamente le prime due sono facilmente reperibili, la Blonde, con tappo giallo e la Double, con tappo rosso.  La Blonde, gradazione 6.7, ha un colore dorato leggermente ambrato, e si fa apprezzare per l'ottimo bilanciamento dei toni dolci e di quelli amari. Inoltre ha un sapore fruttato molto delicato che permane in bocca. La sua ricetta prevede l'uso di albicocche, ananas, liquirizia e spezie. La Double, gradazione 6.5, di colore ambrato carico, quasi rosso, e' ottenuta da una miscela di diversi malti. Il suo processo produttivo si avvale della doppia fermentazione (il nome Double si riferisce proprio a questo aspetto). Il gusto e' molto fruttato (frutta rossa) con una punta sottile di caramello, l'amaro e' poco presente. La schiuma e' fine ma persistente, la richezza olfattiva notevole. Fra le due la mia preferita e' la Double, secondo me di maggior carattere ed ampiezza di gusto. Anche se molti ne consigliano vari abbinamenti con il cibo, trovo piu' idoneo consumare la  birra Grimbergen senza accompagnarla con gli alimenti. Non e' nemmeno una birra da meditazione pero', la definirei piuttosto come una birra da compagnia, che andrebbe assaporata nel tipico bicchiere a coppa. Molto spesso una birra di qualita' si presenta con un abito di adeguato tenore, cioe' in una bottiglia di particolare bellezza. Questa regola vale anche per la Grimbergen, sia per quanto riguarda l'etichetta in cui campeggia l'icona della fenice, sia per la forma e le proporzioni del contenitore. Ho potuto riscontrare l'esistenza di due etichette, una con la fenice stilizzata come appare sul sito , l'altra con l'icona raffigurata nello stile di una vetrata colorata (come nella foto qui a lato). La bottiglia invece ha una forma singolare, con corpo tozzo e collo ondulato, ed un dettaglio di pregio, la scritta Grimbergen in rilievo. Credo di aver detto tutto cio' di mia conoscenza su questa birra che, riassumendo, in quattro parole si spiega tutta: "non puo' non piacere".

venerdì 14 gennaio 2011

Un MAXXI museo

Qualche mese fa ho fatto l'esperienza di ritrovarmi davanti uno scheletro gigante disteso per terra, non sognavo ne' mi trovavo nel set di un film horror, semplicemente ero davanti l'ingresso del MAXXI, il nuovo museo di arte contemporanea di Roma (MAXXI sta per "museo delle arti del XXI secolo") firmato Zaha Hadid, la nota architetto anglo-iraniana. Come poi ho scoperto, lo scheletro e' un'opera intitolata Calamita Cosmica di De Dominicis, ed era allestita li' (forse lo e' tuttora) in occasione dell'esposizione temporanea dedicata all'autore all'interno del museo. In realta' De Dominicis e' stato un artista del secolo passato, e quindi la presenza delle sue opere nel MAXXI in teoria sarebbe sbagliata, come ha sottolineato Vittorio Sgarbi mi pare durante l'inaugurazione dello scorso maggio. Polemiche come questa ci sono state e forse ce ne saranno altre riguardo questo museo, il piu' delle volte strumentali e gratuite secondo la mia opinione. Tralasciando l'aspetto relativo alla collezione permanente che ancora deve delinearsi compiutamente, il MAXXI, inteso come struttura e contenitore, ha ricevuto numerose apprezzamenti a livello internazionale, tanto da conquistare il premio Stirling per l'anno 2010. In ambito nazionale, come spesso accade purtroppo, e come scrivevo sopra, ci si e' lasciati andare a polemiche. Invece di sentirsi inorgogliti per una creazione architettonica (raramente in questo ambito siamo all'avanguardia) cosi' celebrata, si sono mosse le seguenti critiche: costi di realizzazione eccessivi (150 milioni di euro); tempi di realizzazione lunghi (4 anni oltre il previsto); assenza di parcheggi appositi; interni scenografici ma poco funzionali ad ospitare opere d'arte; e per concludere critica sulla Hadid, e in genere su tutte le archistar, che si prendono i meriti di costruzioni che hanno elaborato a grandi linee ma la cui definizione dei dettagli e realizzazione pratica spettano a studi di ingegneria e maestranze locali.
Forse si puo' contestare a ragione la spesa totale (considerando che e' stata finanziata statalmente), sui tempi di esecuzione non credo ci si debba sorprendere, per i parcheggi si potrebbe rispondere che il museo e' situato in una zona (Via Guido Reni, Flaminio) ben servita dai mezzi pubblici e con il parcheggio dell'auditorium di Renzo Piano a due passi di distanza. La polemica sul lavoro della Hadid invecee' ridicola, bastano poche rapide occhiate per capire di trovarsi di fronte un'opera di grande impatto. La costruzione si integra bene con gli edifici circostanti, recuperando spazi che prima erano inutilizzati (si ergeva li' una vecchia caserma). Si sviluppa orizzontalmente e lascia davanti a se' uno spazio, con percorsi pedonali e verde, che puo' essere fruito come una piazza (la concezione e' quella di un campus). Dall'esterno attirano la vista le massicce pareti di cemento liscio e la parte sopraelevata e sporgente la cui superficie vetrata riflette l'arancione delle case vicine. I percorsi pedonali esterni proseguono all'interno dove si intrecciano a piu' livelli dando una sensazione di disorientamento, il tutto si nasconde e si mostra sotto tanti punti di vista, forse cio' e' poco incline all'osservazione di arte tradizionale, ma e' efficace per opere di arte moderna che in un certo modo si fanno attraversare dai percorsi del visitatore. Particolare importanza e' stata data allo studio della illuminazione, la luce entra dall'alto filtrando tra le travi di copertura. La polifunzionalita' si puo' constatare anche all'interno, il MAXXI e' sia un museo di arte che di architettura, un auditorium e un centro di documentazione e di formazione (il tutto gestito dalla fondazione MAXXI che, nata prima del museo, costituisce oramai un polo culturale di prestigio).
Anche se la collezione permanente non e' particolarmente attraente, sicuramente le esposizioni temporanee e la struttura in se' richiameranno numeroso pubblico, speriamo che il MAXXI verra' citato a dovere nelle guide dei turisti stranieri che vengono a Roma, perche' lo merita (qui sotto alcune mie foto)!





martedì 11 gennaio 2011

Film d'animazione: opinioni

I film di animazione basati sulla computer grafica hanno fatto passi da gigante negli ultimi anni. L'ultimo che ho visto, Megamind della Dreamworks, uscito nelle sale poco prima di Natale, si fa notare per la ricchezza dei dettagli confermando la capacita' di descrivere in modo realistico particolari come capelli o gocce d'acqua (sia nell'aspetto che nei movimenti). Tuttavia riscontro una minore capacita' di coinvolgimento di certi film, come se l'effetto sorpresa che potevano suscitare capolavori come Shreck o Toy Story fosse gia' terminato. I problemi non devono essere tecnici evidentemente ma di contenuti. In Megamind il concetto che il buono e cattivo si scambiano e si confondono e' ripetuto ossessivamente per tutta la durata del film, lo spunto che poteva essere originale diventa solo un pretesto per sviluppare la narrazione, il tutto si riduce a schemi e macchiette senza che punti di vista elaborati vengano proposti. Se invece, sempre parlando di Megamind, si accetta che un film di animazione non debba incantare per la trama ma fornire puro divertimento, anche in questo caso si restera' delusi per la mancanza di brillantezza (nelle battute e nelle trovate sceniche).
Possiamo ipotizzare i seguenti motivi come cause del fatto che oggi i film di animazione entusiasmano di meno: il proliferare dell'offerta, infatti Dreamworks ha assunto la tendenza di far uscire due film all'anno (nel 2010 addirittura tre, Dragon Trainer, Shrek e vissero felici e contenti e Megamind), inoltre accanto a Dreamworks appunto e Disney-Pixar altre realta' si stanno facendo largo, come la Illumination Entertainment del recente Cattivissimo Me; una mancanza di originalita', i temi affrontati spesso si ripetono e sembra che il voler accontentare insieme il pubblico infantile e quello adulto alla lunga possa costituire un limite, trame e caratterizzazione dei personaggi sono orientati verso i bambini, battute e citazioni strizzano l'occhio ai grandi (sarebbe interessante vedere qualcosa di costruito per un target piu' specifico); in alcuni casi estremizzazione delle forme e delle sembianze che vanno oltre la rappresentazione realistica fino ad assumere tratti grotteschi anche non voluti (forse anche cio' rientra fra gli obiettivi di catturare il pubblico piu' giovane); il 3D, che usato in modo eccessivo concentra troppe risorse e distoglie dalla cura degli altri aspetti.
Queste critiche in particolare si riferiscono alla Dreamworks piu' che ad altri, dopo il successo della formula di Shreck riproposto in piu' episodi (reinterpretazione e stravolgimento di ambienti e personaggi delle favole la chiave vincente) mi sembra che si sia persa un po' per strada. Carino anche se poco divertente Kung Fu Panda, buono secondo me Bee Movie che forse e' stato sottovalutato dal pubblico, per il resto, per quello che ho potuto vedere io, siamo molti gradini sotto la produzione di Disney-Pixar che del resto ha vinto gli ultimi tre Oscar con, nell'ordine, Ratatouille, Wall-E e Up. Certo, per restare sulla cresta dell'onda anche la Disney-Pixar dovra' sapersi rinnovare nel tempo, vedremo ad esempio quest'anno che succedera' con Cars 2, non vorrei che insistendo su questo ed altri seguiti (previsto anche quello di Monsters & Co. piu' avanti, mentre con Toy Story siamo gia' arrivati al terzo) ci sara' il rischio di un appiattimento anche per coloro che finora si sono dimostrati i maestri nel settore.

mercoledì 5 gennaio 2011

Top 50 Album

Riporto qui sotto le prime 50 posizioni della classifica stabilita nel 2003 dalla rivista Rolling Stones riguardo i migliori 500 album della storia della musica. Al primo posto figurano i Beatles con il noto Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band del 1967. I Beatles sono anche la band piu' rappresentata nell'intera classifica con ben 11 album totali. Accanto ai Beatles vediamo che sono celebrati indiscussi "mostri sacri" come i Rolling Stones, Bob Dylan e Jimi Hendrix. La giuria ha dato anche molte preferenze ai protagonisti degli albori del rock and roll, vale a dire Elvis Presley e Chuck Berry. Massiccia la presenza di esponenti musica "nera" con Stevie Wonder e James Brown, e in particolare del lato piu' vicino al blues e soul: Marvin Gaye, Robert Johnson, Muddy Waters.
Le prime 50 posizioni contengono un po' tutti i generi, abbiamo il punk dei Clash, dei Ramones e dei Sex Pistols, il rock contry degli Eagles, il pop di Michael Jackson e perfino l'hip hop di Public Enemy! Discreto il numero di icone femminili tra cui Joni Mitchell, Carole King e Patti Smith, manca secondo me qualche esponente di musica elettronica nel gruppo dei primi: ad esempio Trans-Europe Express dei Kraftwerk e' solo 253-esimo. Anche il genere metal sembra sia stato poco considerato, l'album Master of Puppets dei Metallica e' solo 167-esimo. Fra i grandi gruppi del rock se la cavano bene gli Who ed i Led Zeppelin. Un po' meno i Doors ed i Pink Floyd che sono comunque nei 50. Personalmente avrei messo molto piu' in alto The Dark Side of the Moon! Fuori dai 50 nomi altisonanti come AC/DC, Guns'n Roses e Queen, questi ultimi addirittura in posizione 230 con l'album A Night at the Opera. A parte i Nirvana, ben classificati, gruppi degli anni '90 non hanno riscosso il successo della giuria, REM, Smashing Pumpkins e Radiohead sono molto indietro. A proposito di quest'ultimi album secondo me importanti come OK Computer e The Bends sono ingiustamente oltre la centesima posizione.

  1.       Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band - The Beatles
  2.       Pet Sounds - The Beach Boys
  3.       Revolver - The Beatles
  4.       Highway 61 Revisited - Bob Dylan
  5.       Rubber Soul - The Beatles
  6.       What's Going on - Marvin Gaye
  7.       Exile on Main St. - The Rolling Stones
  8.       London Calling - The Clash
  9.       Blonde on Blonde - Bob Dylan
  10.       The Beatles - The White Album
  11.       The Sun Sessions - Elvis Presley
  12.       Kind of Blue - Miles Davis
  13.       The Velvet Underground - The Velvet Underground and Nico
  14.       Abbey Road - The Beatles
  15.       Are You Experienced? - The Jimi Hendrix Experience
  16.       Blood on the Tracks - Bob Dylan
  17.       Nevermind - Nirvana
  18.       Born to Run - Bruce Springsteen
  19.       Astral Weeks - Van Morrison
  20.       Thriller - Michael Jackson
  21.       The Great Twenty-Eight - Chuck Berry
  22.       Plastic Ono Band - John Lennon
  23.       Innervisions - Stevie Wonder
  24.       Live at the Apollo - James Brown
  25.       Rumours - Fleetwood Mac
  26.       The Joshua Tree - U2
  27.       King of the Delta Blues Singers - Robert Johnson
  28.       Who's Next - The Who
  29.       Led Zeppelin - Led Zeppelin
  30.       Blue - Joni Mitchell
  31.       Bringing It All Back Home - Bob Dylan
  32.       Let It Bleed - The Rolling Stones
  33.       Ramones - Ramones
  34.       Music From Big Pink - The Band
  35.       The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars - David Bowie
  36.       Tapestry - Carole King
  37.       Hotel California - The Eagles
  38.       The Anthology - Muddy Waters
  39.       Please Please Me - The Beatles
  40.       Forever Changes - Love
  41.       Never Mind the Bollocks, Here's the Sex Pistols - The Sex Pistols
  42.       The Doors - The Doors
  43.       The Dark Side of the Moon - Pink Floyd
  44.       Horses - Patti Smith
  45.       The Band - The Band
  46.       Legend - Bob Marley and the Wailers
  47.       A Love Supreme - John Coltrane
  48.       Public Enemy - It Takes a Nation of Millions to Hold Us Back
  49.       At Fillmore East - The Allman Brothers Band
  50.       Here's Little Richard - Little Richard

lunedì 3 gennaio 2011

Val d'Orcia

Se volete visitare la Val d'Orcia, autentica meraviglia storico-paesaggistica della toscana senese, non andateci in autunno, come a me e' capitato, perche' le dolci colline, in quel periodo dell'anno, hanno perso i colori piu' vivi della natura e si presentano spoglie e malinconiche. A parte cio' la mia breve vacanza (di due giorni) e' stata molto appagante, ho avuto modo di conoscere i centri piu' importanti (Pienza, San Quirico D'Orcia, Montalcino) e di rilassarmi sentendomi immerso nella natura.
Pienza e' stata la prima tappa del mio viaggio, una specie di porta d'ingresso alla Val d'Orcia: splendido il panorama che si osserva dalla stradina, sul lato sud del paese, che si protende come un terrazzo sulla valle (il monte Amiata e' facilmente riconoscibile all'orizzonte). Pienza e' famosa perche' e' stata concepita, da un punto di vista architettonico, secondo canoni rinascimentali. Voluta dal papa Pio II, con i progetti di Bernardo Rossellini, rappresento' l'evoluzione dell'anonimo borgo originario, luogo di nascita del pontefice, in citta' "ideale". La piazza, centro della citta', e' piccola ma spettacolare: su di essa si affacciano la cattedrale, palazzo Piccolomini ed il palazzo comunale.
Lasciata Pienza, proseguite avanti, verso la Cassia, e raggiungerete San Quirico D'Orcia. Nel mio caso ho preferito andare ancora piu' avanti con lo scopo di ritornare a visitare San Quirico D'Orcia alla fine della giornata: l'obiettivo era quello di salire prima sulla fortezza di Rocca d'Orcia che prometteva panorami ancora piu' belli di quelli visti da Pienza. Purtroppo la rocca (detta anche rocca di Tentennano) non era visitabile, essendo chiusa per lavori, ed e' stato possibile solo osservarla dall'esterno. Stranamente nessun cartello, prima della salita, avvisava di questo fatto. Nessuna comunicazione nemmeno riguardo la futura data di riapertura.
A poca distanza dalla rocca di Tentennano si trovava pero' Castiglione d'Orcia, quindi il viaggio e' proseguito verso questo centro sulla cui sommita' si erge un'altra fortezza, la rocca Aldobrandesca, sicuramente meno imponente dell'altra. Infatti piuttosto che salire in cima mi sono addentrato per le vie del paese, scoprendo la particolare piazza il Vecchietta, una accogliente piazza in pendio, molto curata, con al centro un pozzo. Nel racconto, ritornando un attimo indietro, ho appena tralasciato di essere passato per Bagno Vignoni (nel mio percorso si trovava subito dopo San Quirico D'Orcia), quindi ne spendero' ora due parole. Famosa sin dall'antichita' per le sue acque termali, non appena si lascia la macchina mostra al visitatore il parco dei mulini che un tempo lavoravano azionati dalle stesse acque sgorganti dal sottosuolo. Ora si osservano solo delle enormi vasche e nulla piu', il vero gioiello di Bagno Vignoni e' da cercare altrove, spostandosi dentro, attraverso le case, mi riferisco alla piazza delle sorgenti, una piazza quasi interamente occupata al centro da una vasca rettangolare contenente acqua termale! Dal vivo rende di piu' che in foto, la consiglio di visitare mettendola al primo posto fra le mete meno conosciute della Val d'Orcia.
L'ultima tappa della giornata, come scrivevo sopra, e' stata San Quirico d'Orcia, forse, inaspettatamente, ancor piu' affascinante di Pienza (secondo i miei gusti). Dopo aver fatto ingresso in paese attraverso la porta dei cappuccini, ho percorso l'intera strada che parte dalla Collegiata, di cui si ammirano i tre notevoli portali, e termina con l'ospedale della scala, dove si rifugiavano i pellegrini che raggiungevano Roma lungo la via Francigena che, nell'attraversare San Quirico, coincideva proprio con il tratto di strada di cui sto scrivendo. A meta' circa di questo tratto c'e' piazza della Liberta' con la porta di accesso agli Horti Leonini, esempio di giardini all'italiana con aiuole di geometrica perfezione. 
Il giorno successivo e' stato dedicato a Montalcino e dintorni. Montalcino, citta' del noto vino Brunello, si distende su un'elevata collina in posizione defilata rispetto alla Val d'Orcia. Appena si arriva lo sguardo viene catturato dall'imponente fortezza di Montalcino, costruzione difensiva a pianta pentagonale, che vanta il primato di non essere mai stata espugnata. Lo spazio aperto compreso fra le mura e' visitabile liberamente, pagando si puo' accedere all'edificio, posto ad un angolo della pianta e, dopo essere saliti, camminare lungo la sommita' delle mura. Dalla fortezza si puo' procedere verso l'interno del paese percorrendo il corso principale pieno di negozi soprattutto eno-gastronomici che attirano i numerosi turisti. Oltre al brunello, per quello che riguarda il cibo e' un dovere citare i famosi pici, tipologia di spaghetti a diffusi in tutta la provincia di Siena. Io ho provato i pici con il ragu' bianco di carne, la versione piu' tradizionale e' quella detta "all'aglione", cioe' con pomodoro semplice e tanto aglio. La passeggiata si e' conclusa all'altezza delle chiesa di Sant'Agostino. Purtroppo, ignorandone l'esistenza, mi sono perso piazza del Popolo con palazzo dei Priori che rappresentano forse le migliori attrattive di Montalcino. Da Montalcino in pochi chilometri ho raggiunto l'ultimo tappa della vacanza in Val d'Orcia, ovvero l'abbazia di Sant'Antimo, che consiglio vivamente. Si trova in una frazione di Montalcino, a Castelnuovo dell'Abate (lungo la strada si osservano diversi vigneti). L'abbazia, benedettina, fu fondata da Carlo Magno nel 781 e, in quanto abbazia imperiale, disponeva di numerosi possedimenti. Nel secolo XII fu soggetta ad importanti ampliamenti che si basarono sullo stile dell'abbazia di Cluny. Con la perdita successiva del possedimento
di Montalcino inizio' il declino fino allo scioglimento nel 1462 ad opera di Pio II. Con grossa sorpresa ho scoperto che all'interno si stava svolgendo una funzione religiosa accompagnata da canti gregoriani (che hanno contribuito ad aumentare l'atmosfera di misticismo del luogo!).
Per chiudere un piccolo suggerimento, avete presente quell'immagine da cartolina di un gruppo di cipressi disposti a forma di cerchio che e' una specie di simbolo della Val d'Orcia? Ebbene, ritornando da Montalcino, direzione San Quirico d'Orcia lo troverete ad un certo punto alla vostra destra facilmente visibile dalla Cassia...

Val d'Orcia: panorama di Pienza  


Pienza: Palazzo comunale

Bagno Vignoni: Piazza delle sorgenti   


Rocca d'Orcia

San Quirico d'Orcia: Piazza della liberta'
Fortezza di Montalcino
Castelnuovo dell'Abate: Abbazia di Sant'Antimo
Cassia: panorama con cipressi