martedì 25 gennaio 2011

Fahreneit 451

"How beauteous mankind is! O brave new world that has such people in't!" (William Shakespeare, La tempesta)

Come bella (e varia) e' l'umanita', come afferma Miranda, protagonista de La tempesta, se comprende personaggi talmente pittoreschi come Calderoli, leader leghista e attuale ministro per la semplificazione. Anche chi non segue la politica ne avra' sentito parlare piu' volte per le sue frequenti dichiarazioni politicamente scorrette riguardanti immigrati, meridionali e mussulmani. Ultimamente sembra si stia dando un gran da fare per indirizzare le scelte dell'esecutivo verso una riforma federale tanto attesa e auspicata dal partito e dall'elettorato leghista. I tempi appaiono propizi, la Lega Nord ha assunto un peso ancora piu' rilevante all'interno della maggioranza di governo, complici mozioni di sfiducia ed ennesime vicende giudiziarie di cui ora non ho interesse a discutere. Cio' che invece mi piace sottolineare e' la genialita' perversa del personaggio, che si e' ritagliato un ministero su misura, mai esistito prima, la cui finalita' e' una sola e ben chiara: non proporre ne' costruire, ma piuttosto tagliare, eliminare, "semplificare" appunto. Il fine nobile di snellire la burocrazia nasconde in realta' un'intento brutale di distruggere, un'irruenza che dimostra un certo modo di concepire la politica che si avvale di scelte forti e decise, di slogan ad effetto. Perche' si tratta piu' di apparenza che di sostanza: e' il governare pubblicizzando "il saper fare" per mascherare incapacita' e mancanza di idee. Deve essere un compito agevole per Calderoli fare il ministro per la semplificazione, nessun altro forse sarebbe piu' indicato di lui a ricoprire un simile ruolo.
Impossibile dimenticare la scena di lui che, in jeans e giubbotto di pelle, armato di ascia, piccone e lanciafiamme, annienta un muro di scatoloni contenenti quelle leggi e quei provvedimenti che il ministro ed il suo team, nel corso dei primi anni del governo, hanno individuato come inutili e quindi cancellati. Calderoli, sorridente, se la spassa e si fa immortalare, sembra che si trovi quasi su un set cinematografico, e' invece il piazzale di una caserma romana dei vigili del fuoco (che poi spegneranno le fiamme non appena il giochino del ministro sara' finito). Lo spettacolo e' pacchiano e desolante, cio' che urta e' la messinscena propagandistica, colpisce piu' l'atto di bruciare che l'oggetto della distruzione (leggi forse effettivamente obsolete e inapplicabili). Ripensando a questa scena la mia mente ispira fantasie legate a The Wall dei Pink Floyd (il muro di scatoloni) e, soprattutto, a Fahreneit 451 di Ray Bradbury (la carta incendiata).
Partendo da Calderoli volevo arrivare proprio qui, a Ray Bradbury ed alla cosidetta fantascienza sociologica: la finzione che supera la realta'. Il romanzo Fahreneit 451, pubblicato per la prima volta nel 1953, ha saputo anticipare di decenni elementi della societa' attuale, reali ora ma assolutamente fantastici nell'epoca in cui il libro e' stato scritto. Allo stesso modo, se pochi anni fa qualcuno avesse ipotizzato un ministro della repubblica prestarsi ad interpretare la figura del piromane per la propria propaganda politica sarebbe stato preso per pazzo. Fahreneit 451 parla di un futuro inquietante in cui i libri sono banditi ed i pompieri piuttosto che spegnere bruciano (bruciano i libri e le case delle persone scoperte a possederli). Guy Montag, il protagonista, e' uno di questi innovativi pompieri. Circondato dal vuoto di una vita sterile, da una societa' in grado di offrire felicita' solo virtuali, comincia ad un certo punto a porsi delle domande. L'amicizia con una ragazza vicina di casa cosi' diversa da lui, lo sguardo delle persone a cui brucia i libri che si oppongono fino al punto di sacrificare la propria vita, lo porteranno alla decisione prima di raccogliere i libri in casa, poi di leggerli. In questa operazione e' ostacolata dalla moglie, esempio di individuo ormai manipolato dalla societa', privo di senso critico e di coscienza oltre che di sentimenti. Da notare le abitudini di lei, cosi' moderne: trascorre il tempo osservando dei tizi virtuali (considerati come membri aggiuntivi della famiglia) proiettati su televisori grandi come pareti; prende farmaci per dormire (e per placare i suoi disagi); usa spesso delle cuffie che martellano le sue orecchie di suoni. E' la stessa moglie a denunciare i comportamenti illeciti di Montag che si ritrovera' a dover incendiare la propria casa, uccidere il capo e fuggire via dalla citta' inseguito da un cane meccanico. Lungo le rotaie di una ferrovia abbandonata trovera' una comunita' di ribelli che hanno imparato a memoria i principali libri con la speranza di tramandarli alle generazioni future. Si chiude in questo modo il libro, con un leggero ottimismo: dalla umanita' distrutta dalla guerra sapra' risorgere la civilta' perduta.
E' un libro che definire semplicemente di fantascienza e' riduttivo, sia per le tematiche sociali che affronta, sia per il linguaggio poetico, che fa uso di metafore, altamente evocativo. Spaventa per le critiche che muove e per la visione ampia e profetica dell'uomo e del mondo, nello stesso tempo intenerisce e consola, ricordando che nulla e' mai perso se e' vero che l'uomo e' artefice del suo destino. Angosciandoci, mostrandoci il peggio, ci sospinge verso il meglio. Mai vorrei che questo libro finisse nel rogo di qualche potente, sbruffone e irrispettoso come l'attuale Calderoli, o ancora peggio autoritario e folle in un futuro chissa' poi nemmeno lontano (del resto la storia si ripete ciclicamente, vedere ad esempio l'indice dei libri proibiti dell'inquisizione).

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