giovedì 10 febbraio 2011

Sconfitte molto onorevoli

L'inverno sembra finire presto a Roma, da quando seguo il 6 nazioni di rugby ho sempre trovato giornate tiepide e serene nei mesi di febbraio e marzo allo stadio Flaminio, in occasione delle partite interne della nazionale. Quest'anno mi sono concesso il match di apertura contro l'Irlanda, solita festa intorno allo stadio e dentro, peccato per la sconfitta di misura 11-13. Molti hanno commentato: "l'ennesima sconfitta onorevole". In realta' le sconfitte onorevoli a cui siamo stati abituati vedevano soccombere gli azzurri sin dall'inizio, e terminavano con uno slancio di grinta che rendevano la disfatta meno amara. Questa volta le cose sono andate diversamente, la partita e' stata equilibrata e l'Italia ha avuto modo di vincerla sino all'ultimo secondo. Vedendola dal vivo non ho provato grossa delusione per l'impresa sfiorata, magari le impressioni sarebbe state diverse seduto sul divano. Mi sono divertito perche' le due squadre hanno giocato alla pari, perche' O'Gara ha segnato un drop eccezionale, perche' gli azzurri hanno realizzato una meta con un movimento dei tre-quarti come se ne vedono raramente da parte italiana. Avevo bene in mente il precedente incontro a Roma contro i verdi di due anni fa, allora la partita venne chiusa dagli irlandesi (che avrebbero poi vinto il torneo con il grande slam) gia' alla fine del primo tempo. Avevo paura che la stessa storia potesse ripetersi anche quest'anno, nonostante le dichiarazioni di vittoria a portata di mano ripetute piu' volte nell'ambiente, cosi' non e' stato e quindi pazienza gli errori commessi e la sconfitta maturata all'ultimo, l'importante era che la partita fosse vissuta veramente (dai giocatori e dal pubblico) per tutti gli 80 minuti. Certo, difetti nel gioco e strategie sbagliate erano percepibili anche dagli spalti, ma sarebbe stato ingiusto pretendere piu'. A mente fredda forse le eventuali critiche si sono andate rafforzando, resta il fatto che non bisogna confondere gli errori con i reali limiti, il livello della nazionale italiana e' ancora molto inferiore agli standard delle avversarie. Direi che l'aspetto piu' discutibile e' stato il tentativo di drop (alla disperata) di Orquera nell'ultima azione, non solo perche' Orquera non e' O'Gara, ma soprattutto perche' si poteva insistere con un'azione di sfondamento degli avanti, data anche la superiorita' numerica a nostro vantaggio, e rimediare un calcio di punizione. Insomma, e' sembrato piuttosto chiaro che lucidita' e saldezza psicologica sono venuti meno in quella fase cruciale (al contrario, come lato positivo, va riscontrato come resistenza fisica e disciplina non siano diminuite nella parte finale dell'incontro). Per quanto riguarda il tanto auspicato gioco alla mano, effettivamente nella partita di sabato scorso e' stato poco cercato, meno di altre volte, ma ritengo per una scelta tattica. Non e' il nostro punto di forza e purtroppo non ci sono nemmeno le prospettive perche' possa esserlo in un immediato futuro. Non abbiamo tre quarti di talento, ci manca fantasia e coraggio, i passaggi sono lenti e prevedibili. Se non si investe nel gioco alla mano, allora tanto vale rinunciarci. Ovvio, seguendo questa politica non si faranno mai grandi passi in avanti, piuttosto si avvicineranno piccoli traguardi (la vittoria contro un'Irlanda con molte assenze e in crisi di identita' nel passaggio dalle vecchie alle nuove generazioni era uno di questi). Quello che voglio dire e' che piuttosto che criticare la squadra e la singola partita andrebbe messo sotto accusa lo staff e il movimento in genere, il discorso e' piu' complesso di quello che sembra e le soluzioni non e' detto che esistano (almeno nel breve termine). Da semplice tifoso non voglio affrontare argomenti troppo tecnici o dirigenziali, non ne avrei le conoscenze, spero solo che la federazione sappia spendere bene il denaro che investe, e che, oltre all'immagine, il marketing e la pubblicita', badi alla sostanza dei vivai giovanili, della crescita dei talenti, della qualita' dei campionati. Fra qualche anno vedremo ad esempio se la scelta di dirottare due squadre (Benetton Treviso e Aironi Viadana) dalla Super 10 italiana alla Celtic League sia stata efficace. Magari e' da queste due squadre che verranno fuori mediani di mischia e di apertura, calciatori veri (non improvvisati alla Mirco Bergamasco per quanto stia facendo bene), centri e ali, della nazionale del futuro. Fermo restando che ricambi di livello sono attesi anche fra gli avanti, i migliori azzurri sono sempre i soliti noti: Parisse, Castrogiovanni, Perugini su tutti, nuovi nomi stentano ad affermarsi. 
Abbandono le questioni legate alla partita ed ai giocatori per alcuni commenti "di colore". Lo stadio Flaminio ha sempre un bell'impatto gremito di pubblico ma spero che l'ampliamento previsto verra' eseguito al piu' presto, le tre strutture provvisorie aggiunte (una per curva piu' una per la tribuna scoperta) proprio non si possono guardare. Inoltre la struttura aggiunta in tribuna ha avuto come conseguenza l'eliminazione del tabellone con il punteggio, sostituito dallo schermo in curva sud (la cui funzione principale e' pero' quella di mostrare le immagini televisive), poco visibile nei settori piu' lontani. L'ampliamento dello stadio dovrebbe prevedere anche una sua ristrutturazione, in curva sud, dove mi trovavo, i seggiolini erano malridotti e in piu' parti si vedeva cemento sgretolato. Arrivando per tempo, un parcheggio (gratuito) si trova sempre girando per le strade del quartiere Flaminio, mettendoci anche la passeggiata fino allo stadio un bel pezzo di Roma viene ammirato (lungo Tevere, ponte Duca d'Aosta, ponte Milvio,  museo MAXXI, Auditorium, villaggio olimpico).
L'area di accoglienza con stand vari antistante lo stadio e' piccola e quindi molto affollata poco prima dell'inizio della partita. Molto colore ed atmosfera erano regalati dai tifosi irlandesi, ben riconoscibili con le loro magliette verdi e disponibili a farsi fotografare ed a concedere un sorriso. Forse un po' meno numerosi rispetto al passato (effetto dei tempi di crisi?), e' sempre un'emozione sentire cantare da loro Ireland's Call (peccato che non sia stata cantata pure durante la partita, come e' abitudine). Gli stand purtroppo sono tutti di carattere commerciale, organizzati da sponsor, e contribuiscono a dare l'idea che molti, forse troppi, hanno fiutato l'affare e si sono tuffati a pesce sul rugby visto come fenomeno di moda. Volendo quindi si puo' fare raccolta di gadget, fra cui il sempre presente cappellino azzurro con ricamata la partita del giorno e relativa data. Tutto il resto che viene offerto e' piu' o meno inutile. Inutile ma simpatico, novita' di quest'anno, il cappello stile vichingo (ma che non sono riuscito a procurarmi!), bianco-rosso-verde piu' corna rosse, con il logo della birra sponsor. A proposito della birra, elemento di contorno ma importante (birra-rugby e' un binomio classico), inutile dire che l'unica birra che si poteva consumare era la birra ufficiale (Peroni). Al di la' della mancanza di scelta, sottolineo purtroppo che il servizio non era dei migliori, lunghe code e spillatura con eccesso di schiuma (un irlandese, dicendo qualcosa al commesso, ha spillato da se' nuova birra perche' un quarto del bicchiere era schiuma...). Qui sotto un paio di foto del campo e dello stadio scattate da me prima dell'inizio della partita. Ribadisco, un bel giocattolo il rugby, cerchiamo di non rovinarlo sfruttandolo troppo...


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