venerdì 4 febbraio 2011

Up in the air

Viaggiare e' un'esperienza stimolante, che apre la mente come si dice spesso. Molti pero' per partire devono superare un ostacolo: la paura di volare. Soffrono di questa paura, che puo' diventare una vera e propria patologia, piu' persone di quelle che si potrebbero immaginare. Alcuni sondaggi stimano addirittura un 50% circa fra la totalita' dei viaggiatori. Certo, esistono diverse forme di avversione al volo, dalle meno gravi alle piu' serie (che producono disturbi a livello fisico come sudorazione e tachicardia), attacchi di panico compresi. Quello che appare evidente comunque e' che il problema riguarda, in un modo o nell'altro, molti di quelli che invece ostentano di non esserne toccati. Caratteristica dell'eta' adulta dovrebbe essere quella di saper affrontare serenamente le proprie paure, imparare a convivere con esse, non nasconderle ingannandosi che non esistano. Eppure questo secondo atteggiamento sembra prevalente, sia perche' ci si vergogna nel mostrare agli altri le proprie debolezze, sia per eccesso di amor proprio. Personalmente, non rimuovo il mio disagio dinanzi alla prospettiva di un viaggio in aereo, non potendolo vincere ho imparato ad accettarlo.
Superare la paura del volo... molti sostengono che e' possibile con appositi corsi o terapie psicologiche, non metto in dubbio l'efficacia di questi metodi ma non penso che siano per me. La rassegnazione alla convivenza con questo problema deriva da una mancanza di fiducia sia nella mia forza che nelle capacita' altrui di aiutarmi. Del resto la psicologia afferma che hanno paura di prendere un aereo coloro che appunto non si fidano, che sono sicuri e tranquilli solo quando hanno tutto sotto controllo e non dipendono da terze persone o fattori esterni. Una volta ho provato ad aprire un libro esposto sugli scaffali di un negozio che si proponeva di insegnare a volare senza pensieri, devo dire che le poche frasi lette non mi hanno rassicurato, anzi, mi hanno fatto scoprire un aspetto che trascuravo ed avrei preferito continuare ad ignorare: l'eventualita' che si possa avere un malore mentre si e' in volo! Il libro spiegava che il personale dell'aereo e' preparato a gestire emergenze anche di carattere sanitario, ma io fino ad allora non mi ero posto questo tipo di problema (non informarsi quindi puo' essere un bene, permette di evitare di conoscere cose di cui nulla si vuole sapere...).
A parte i metodi professionali e teorici (corsi, libri, supporto di specialisti), consigli e trucchi di piu' facile attuazione vengono spesso dispensati su riviste e siti internet, alcuni ragionevoli altri meno. Ad esempio: arrivare in aeroporto con adeguato anticipo per sfuggire allo stress del fare tutto in fretta dal check-in all'imbarco (cio e' vero, ma e' altrettanto vero che anche un'attesa prolungata nelle sale dell'aeroporto puo' essere stressante, il momento dell'imbarco sembra non arrivare mai aumentando la tensione); viaggiare con una persona accanto con cui poter dialogare (utile per non far riaffiorare la paura iniziale nel caso in cui questa sia stata lasciata alle spalle, ma una persona che insiste a non mollarti quando tu vorresti un attimo di respiro per raccogliere le forze finisce per agitarti in misura maggiore); fare viaggi brevi di massimo 2-3 ore (consiglio che mi sembra valido in generale, soprattutto per chi vola per le prime volte, in fondo con poche ore di aereo si possono raggiungere tante destinazioni interessanti); poco prima di partire assumere tranquillanti, siano essi naturali o medicinali (sono andato vicino nel provare un ansiolitico, non ho esperienza ma cosi' ad  intuito mi verrebbe di pensare che con qualche goccio di alcool si otterrebbe lo scopo piu' agevolmente); scegliere un posto lontano dal finestrino (suggerimento utile per chi fondamentalmente soffre della vertigine del vuoto, per altri, piu' claustrofobici, la visuale esterna potrebbe giovare, nel mio caso invece la possibilita' di guardare fuori fornisce una distrazione il piu' delle volte benefica). Altro consiglio fra i tanti e' quello che suggerisce di leggersi un libro durante il viaggio, come migliore proposta io invito all'uso di un lettore mp3 per l'ascolto della musica: puo' capitare che la paranoia porti ad una attenzione eccessiva verso ogni singolo rumore (fruscio, scricchiolio, vibrazione) proveniente dai motori o dai finestrini, puo' quindi essere salutare isolarsi acusticamente tramite un paio di cuffie. Sembrera' assurdo per le persone "normali" ma e' proprio cosi', chi viaggia nel terrore di un'imminente catastrofe ha occhi e orecchi per minimi particolari che vengono ingigantiti e trasfigurati, come i rumori del mezzo aereo appunto, le espressioni sul viso delle hostess, i comportamenti di passeggeri "sospetti". Isolamento, distrazione, estraniazione, sono parole dal forte accento negativo nell'uso comune ma che per molti diventano auspicabili in situazioni cosi' lontane dalla normalita' di tutti i giorni. Difficile non pensare di essere in in tubo d'acciaio, pressurizzato, che viaggia ad una velocita' di 800 km/h ad un'altezza di 10000 m, al contrario la mente ci si sofferma a ragionare, e piu' riflette e piu' lo trova strano, anormale, impossibile (cio' anche conoscendo a perfezioni le leggi della fisica). Se non ci fossero le turbolenze a scuotere l'aereo tutto sarebbe piu' facilmente affrontabile, per quello che mi riguarda rappresentano il nemico numero 1. E' sicuro di dover fare i conti con loro ad ogni volo, sia pure in forma lieve ci sono sempre. Tutti gli sforzi di stare calmi devono combattere lo stato di allarme derivante da sussulti e scossoni. C'e' chi potrebbe obiettare che anche in macchina a causa delle buche sull'asfalto si ha a che fare con simili movimenti, la risposta e' che in macchina ho la percezione di una strada e quindi posso anticipare cio' che succedera' poco prima di una buca, una curva o una manovra (provate a fare i passeggeri con gli occhi bendati, la sensazione di sicurezza sara' inferiore). 
Mi accorgo di essermi dilungato troppo, potrei scrivere migliaia di righe sulla paura di volare ma non riuscirei comunque a convincere nessuno sul fatto che e' una paura naturale e poco si puo' fare per eliminarla, chiudo citando lo spunto di queste mie osservazioni, un articolo su la Repubblica.it - Viaggi che termina con un bizzaro tragitto Roma - New York. Per evitare le 8 ore consecutive di aereo si spezza il viaggio in 4 tappe: Roma - Parigi, Parigi - Reykiavik, Reykiavik - Halifax (Canada nord-est), Halifax - New York (in macchina volendo, passando per Boston). Piu' che un viaggio un avventura, consigliato solo per i malati piu' gravi...

Nessun commento:

Posta un commento