Il regalo di compleanno verra' consegnato in ritardo di un mese. Il nuovo ponte di Roma, il Ponte della Musica, doveva essere inaugurato lo scorso 21 aprile, ricorrenza della fondazione della citta', l'amministrazione comunale ha poi rinviato al 21 maggio, ufficialmente per dare maggiore risalto all'evento (date le numerose ulteriori iniziative programmate per la festa della capitale). Lo slittamento in realta' servira' anche a completare il ponte, dato che ancora il cantiere e' operativo. Immaginiamo che stiano procedendo con gli ultimi internenti di finitura e di collaudo. Nulla di serio quindi, il ponte c'e' e puo' essere gia' ammirato dall'esterno, rispetto a note storie di tante altre opere pubbliche, questa non si presta a generare polemiche. In fondo e' stato realizzato in soli tre anni, nulla rispetto ai tempi biblici che spesso si riscontrano nel settore delle costruzioni. Certo il ponte in questione non e' di una complessita' estrema come esecuzione, inoltre alcuni rallentamenti, seppure minori, ci sono comunque stati (imputati ad interruzioni dei lavori durante le piene del Tevere capitate negli anni passati).
Anche a proposito dei costi sembra non ci siano stati dibattiti rilevanti, gli 8 milioni di euro spesi a quanto pare rientravano nel budget previsto. Inoltre, l'attuale sindaco Alemanno, pronto a schierarsi contro gli architetti stranieri ed i loro progetti romani (vedere il muro della teca dell'Ara Pacis di Meier che il sindaco dichiarava di voler abbattere), non ha espresso critiche in questo caso (il progetto e' dello studio inglese Buro Happold famoso fra l'altro per aver concepito il Millenium Dome di Londra). Nonostante potesse essere incitato a farlo considerando che l'idea del ponte nasce e si realizza sotto i precedenti due sindaci di schieramento politico opposto. Infatti Rutelli apri' il concorso internazionale nel 1999, Veltroni ne segui' l'appalto e l'iter successivo. Polemiche potevano esserci anche per quanto riguarda il nome, volendo, ma il nome originale e' rimasto nel corso degli anni e pare che sara' quello definitivo.
Per capire come mai si e' pensato di dedicare il ponte all'arte musicale, occorre conoscere la sua posizione. Scopo dell'opera sara' collegare il lungotevere Flaminio con il lungotevere Maresciallo Cadorna, ovvero i due quartieri Flaminio e Delle Vittorie. Da una parte quindi il recente museo MAXXI della Hadid e l'Auditorium di Piano, dall'altra il Foro Italico nella sua zona piu' meridionale, occupata dalla Casa della Scherma di Moretti. Il nome scelto e' piu' che altro un omaggio all'Auditorium quindi. Forse sarebbe stato piu' giusto battezzarlo "Ponte dell'Arte", a richiamare, complessivamente, le arti figurative e la musica di una sponda e l'architettura razionalista della sponda opposta. Anche perche' a Roma attualmente c'e' un secondo ponte in lavorazione, in zona Ostiense, che sara' detto "Ponte della Scienza" (e "scienza" e' pure un termine generico che racchiude diverse discipline). Discorsi teorici a parte, e' chiaro che l'inaugurazione di un ponte rappresenta un avvenimento importante che non capita frequentemente, destinato a cambiare la fisionomia di un paesaggio e le abitudini quotidiane di migliaia di persone. Il precedente ponte costruito sul Tevere, all'interno della citta' di Roma, e' stato il ponte Nenni, detto anche ponte della metropolitana, che risale in effetti agli anni 1971-1972.
Andando piu' in dettaglio sulle caratteristiche, il Ponte della Musica si differenziera' da tutti i ponti che lo hanno preceduto sia per il suo linguaggio contemporaneo (elemento non da poco, sappiamo che in una citta' come Roma espressioni architettoniche all'avanguardia non trovano spazio), che per la sua apertura esclusiva ai pedoni ed al trasporto pubblico. Inizialmente passeranno bus elettrici, in un futuro, purtroppo lontano credo, vi sara' il passaggio di una linea di tram, seguendo un piano che prevede di intensificare i collegamenti di superficie nella zona (possiamo dare per scontato che lo sviluppo della metropolitana, seppure in atto, non raggiungera' mai grossi livelli di capillarita'). Il timore, per la fase attuale, e' che possano essere concessi permessi speciali di passaggio a taxi e vetture private, che si aggiungerebbero al traffico dei bus elettrici. Cio' sminuirebbe, almeno in parte, la vocazione per cosi' dire ecologica della struttura. Vedremo, con il futuro utilizzo, quali saranno i benefici effettivi sulla mobilita', non e' dubbio comunque che due quartieri, finora isolati l'uno con l'altro (tra il ponte Duca d'Aosta ed il ponte Risorgimento intercorre un chilometro e mezzo), in seguito lo saranno meno. Del resto gia' dal Piano Regolatore del 1916 si sottolineava la necessita' di un ponte fra i due quartieri. L'intento di avvicinare le due parti della citta' fra loro e quindi al Tevere e' palese anche per il fatto che saranno previste due piazze pedonali ai due estremi e che si avra' la possibilita' di discesa diretta al piano del fiume.
Tecnicamente parlando il ponte e' a campata unica ed e' costituito da due archi di acciaio che sostengono un impalcato pure di acciaio. I due archi poggiano su sostegni di calcestruzzo coprendo una luce di 160 metri (la lunghezza complessiva del ponte e' invece di 190 metri). La particolarita' e' che i due archi (verniciati di bianco come la struttura che regge la copertura del vicino Stadio Olimpico) non sono paralleli ma inclinati verso l'esterno, questo comporta che in pianta il ponte abbia l'aspetto di una foglia ovale (larga al centro e stretta agli estremi). Inoltre l'impalcato e' piuttosto basso (solo un metro e mezzo), quindi il tutto contribuisce a dare allo spettatore una percezione di leggerezza e di eleganza. Visto lateralmente, cioe' non dal fiume ma dalla strada, si osservano, come nella prima foto sotto riportata, le tre corsie. Quella centrale, gia' asfaltata, riservata al passaggio dei mezzi, le due laterali piu' strette, pavimentate con i mattoncini, per i pedoni (notare che i mattoni potrebbero richiamare, anche come colore, le superfici esterne dell'Auditorium). Nella stessa foto si nota inoltre che i parapetti sono stati montati, non possiamo invece vedere i sampietrini nelle aree di accesso al ponte che comunque gia' sono stati messi in opera. La seconda foto mostra un panorama dal ponte Duca d'Aosta dove si puo' apprezzare l'impatto suggestivo del ponte, moderno e nello stesso tempo equilibrato. La migliore visuale e' pero', secondo me, quella di tre quarti, in quanto si cattura in misura maggiore la dimensionalita' degli archi (terza foto).
Tecnicamente parlando il ponte e' a campata unica ed e' costituito da due archi di acciaio che sostengono un impalcato pure di acciaio. I due archi poggiano su sostegni di calcestruzzo coprendo una luce di 160 metri (la lunghezza complessiva del ponte e' invece di 190 metri). La particolarita' e' che i due archi (verniciati di bianco come la struttura che regge la copertura del vicino Stadio Olimpico) non sono paralleli ma inclinati verso l'esterno, questo comporta che in pianta il ponte abbia l'aspetto di una foglia ovale (larga al centro e stretta agli estremi). Inoltre l'impalcato e' piuttosto basso (solo un metro e mezzo), quindi il tutto contribuisce a dare allo spettatore una percezione di leggerezza e di eleganza. Visto lateralmente, cioe' non dal fiume ma dalla strada, si osservano, come nella prima foto sotto riportata, le tre corsie. Quella centrale, gia' asfaltata, riservata al passaggio dei mezzi, le due laterali piu' strette, pavimentate con i mattoncini, per i pedoni (notare che i mattoni potrebbero richiamare, anche come colore, le superfici esterne dell'Auditorium). Nella stessa foto si nota inoltre che i parapetti sono stati montati, non possiamo invece vedere i sampietrini nelle aree di accesso al ponte che comunque gia' sono stati messi in opera. La seconda foto mostra un panorama dal ponte Duca d'Aosta dove si puo' apprezzare l'impatto suggestivo del ponte, moderno e nello stesso tempo equilibrato. La migliore visuale e' pero', secondo me, quella di tre quarti, in quanto si cattura in misura maggiore la dimensionalita' degli archi (terza foto).
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