mercoledì 16 marzo 2011

Foto da premier

Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!
(Dante, Purgatorio, vv. 76-78)
 
Chissa' cosa penseranno i posteri fra decine o centinaia di anni nell'osservare tale foto? Sicuramente proveranno vergogna e disgusto, piu' di quanto ne proviamo noi oggi, assuefatti ai peggiori comportamenti della nostra classe dirigente. Il gesto del bacio a Gheddafi, leader assai discutibile dal punto di vista morale e politico, va oltre un normale contesto di realpolitik. E' un gesto che non rientra nei necessari atti di diplomazia verso un paese, democraticamente debole, ma con il quale si vogliono condividere interessi economici. Come ben altre volte ha avuto occasione di dimostrare, il nostro premier non sa (o non vuole) distinguere fra forma e sostanza, tra pubblico e privato, esponendo alle telecamere scene che, pur ammesso che siano indispensabili, dovrebbero quantomeno essere tenute nascoste. E invece, nel solito delirio di onnipotenza, con noncurante faciloneria, si vanta dell'invantabile, divertendo se stesso ed illudendosi di divertire gli altri. Il baciamano a Gheddafi probabilmente e' solo questo, una provocazione, uno scherzo, un gioco, fatto da un premier intrattenitore, che giudica il decora istituzionale un impiccio, una roba d'altri tempi. Sono convinto che il godimento del premier e' doppio, a quello derivante dall'immediato provocato scalpore, segue poi quello legato alla constatazione di quanto il turbinio mediatico sia insistente nei giorni a venire. Non e' una scoperta che i giornali molto spesso parlino piu' del premier (e tutto cio' che fa o che gli accade intorno) che di argomenti "seri" di politica, economia o attualita'. Ad una persona cosi' fortemente malata di egocentrismo quale e' il premier, tutto cio' non puo' che non piacere. Spero, ma non ne sono convinto in tutto, che l'umile atto di sottomissione sia solo questo, uno dei tanti incidenti di cui si puo' sorridere (con amarezza) e non celi anche altro, voglio dire una specie di simpatia o ammirazione verso un dittatore che, abbiamo riscontrato di recente, non si fa scrupoli ad ordinare di sparare contro la popolazione civile. D'altra parte la volonta' di autoritarismo di Berlusconi, in lotta perenne contro la costituzione, la magistratura ed i giornali, e' sotto gli occhi di tutti, perche' stupirsi se davvero vedesse in Gheddafi un modello di leader (aggiungo che l'altro leader estero con cui Berlusconi e' in stretti rapporti e' Putin, esponenti delle democrazie occidentali sembrano non godere di altrettanti privilegi di amicizia con il nostro premier). Al di la' di questa ipotesi, quello che sappiamo con certezza, purtroppo, e' che esiste un trattato di partenariato fra Italia e Libia, firmato il 30 agosto 2008 a Bengasi. Nonostante le dichiarazioni di alcuni ministri italiani, annuncianti l'imminenza della sospensione del trattato a seguito delle recenti rivolte della popolazione libica (con conseguenti repressioni), il trattato e' tuttora in vigore e non e' noto se esistono le basi legali per sospenderlo o annullarlo unilateralmente. Pensiamo ad un eventuale (anche se molto improbabile allo stato attuale), intervento NATO in Libia, l'Italia si ritroverebbe impegnata con le forze alleate a combattere uno Stato sancito come "amico". Il trattato (gia' solo riflettere che si e' scesi a patti con uno Stato in cui sono bandite le piu' elementari liberta' civili mette i brividi) si divide, riassumendo, in due parti: nella prima viene risolto il contenzioso riguardante i danni procurati alla Libia durante la guerra coloniale (che vide la prima occupazione della Libia nel 1911 sotto il governo Giolitti, la definitiva conquista e trasformazione in colonia nel 1931 in piena epoca fascista) e la successiva guerra mondiale (in cui la Libia, le cui province settentrionali erano state nel frattempo annesse direttamente al regno, combatte' al fianco dell'Italia); nella seconda si rinsalda la cooperazione economica fra le due parti e si gettano le basi per ulteriori iniziative future. In pratica in cambio del risarcimento italiano (che significa anche vittoria del muammar e accresciuto prestigio del regime, da celebrare con la retorica propagandistica) la Libia rinnova all'ENI la garanzia di estrarre dai suoi giacimenti petrolio e gas naturale per i prossimi decenni (la Libia ovviamente si impegna anche ad acquistare forniture militari, per le quali l'Italia gia' e' il principale esportatore verso il paese africano). Ma, esattamente, in che cosa consiste il risarcimento? Forse si e' piu' discusso delle visite di Gheddafi in Italia (con tanto di tende, cavalli berberi e variopinte carovane al seguito) che di questo aspetto. Il risarcimento ammonta a 5 miliardi di dollari, da distribuire (in venti comode rate annuali) in infrastrutture principalmente, ma anche in pensioni (ai vecchi combattenti libici) e borse di studio (!) a giovani studenti. Anche se non citata nel trattato, 3 dei 5 miliardi saranno destinati alla colossale autostrada che attraversera' la Libia dal confine tunisino a quello egiziano (sara' la piu' grande opera viaria mai costruita da imprese italiane, 1700 km, piu' del doppio dell'autostrada A1 Milano-Napoli!). Queste ingenti somme di denaro da dove verranno prelevate? Sembrerebbe da un aumento delle imposte a carico dell'ENI, questo dovrebbe rassicurarmi ma non so perche' non lo fa fino in fondo (credo la massima trasparenza sarebbe auspicabile in casi del genere). Petrolio, Gheddafi, baciamano, interessi e connivenze, tutta questa storia non ha nulla di raccomandabile. Da sottolineare che la questione degli italiani espulsi dalla Libia nel 1969 e privati da Gheddafi dei loro beni e delle loro aziende non e' stata affrontata.
Delle tante foto (emblematiche del personaggio) che si possono recuperare su Berlusconi in contesti ufficiali, molte illustrano che il riguardo e l'attenzione che il premier mostra nei confronti di Gheddafi non sono invece concessi ad altre figure internazionali. Qui sotto le celeberrime corna durante la foto scattata ai ministri degli esteri riuniti a Caceres, in Spagna, nel 2002 (Berlusconi era ministro degli esteri ad interim, il fortunato ministro a cui furono affibiate le corna Josep Pique').


Questa invece l'altrettanto nota foto con bandana durante la visita del premier Blair in Sardegna nel 2004. La moglie di Blair poi dichiaro' l'imbarazzo di lei e del marito che temevano le critiche dei giornali inglesi nell'esporsi accanto ad un Berlusconi cosi' anomalo e caricaturale (il premier aveva subito da poco un trapianto di capelli).


A 150 anni dall'unita' di Italia sono questi i desolanti quadri che ritraggono chi ci governa. E molti italiani, anche se non la maggioranza per fortuna, sembrano seguirlo nell'abisso della distruzione del paese e dei suoi principi etici. Tornando a Gheddafi, come definire quelle 500 ragazze che per 70 euro si sono prestate ad essere ricevute dal muammar per una pagliacciata di incontro-convegno che doveva spiegare le ragioni dell'Islam? Il grido di lamento di Dante continua a risuonare piu' attuale che mai.

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